Un territorio a due velocità. Da una parte un tessuto produttivo che ha ripreso a correre, dall’altra una carenza di infrastrutture, fisiche e digitali, che rischia di essere un zavorra sempre più presente per l’economia friulana. A dirlo è Valerio De Molli, managing partner e amministratore delegato di The European House-Ambrosetti, il gruppo che organizza l’incontro internazionale di discussione su temi, principalmente economici, che si tiene ogni anno dal 1975 a settembre nella Villa d’Este di Cernobbio, sul Lago di Como.
Per la prima volta in Friuli, grazie a un incontro con gli imprenditori pordenonese targato Unindustria, De Molli ha dato una lettura di questo lembo di Nordest.
Vista da fuori, come stanno il Friuli Venezia Giulia e il Pordenonese a livello economico?
“Questo è un territorio che ha luce e ombre: la regione si è connotata negli ultimi 15 per una crescita largamente inferiore ai tassi di altri Paesi e di tutto il nord Italia. Dal 2000 al 2008 e, poi, nei successivi anni di crisi c’è stata una decrescita superiore al resto del nord e il Friuli Venezia Giulia ha dimostrato scarso dinamismo. Il tasso di inattivi lo colloca tra i peggiori in Italia, secondo solo alla Liguria. Ma, dall’atra parte, c’è un tessuto manifatturiero che registra record su record sui mercati internazionali. Questo vale solo il 20% del Pil della regione, è vero, ma è una fetta estremante dinamica, attiva e in crescita significativa. Per questo comparto il Friuli Venezia Giulia è tornato a livelli, perfino superiori, al periodo pre-crisi”.
Di chi sono le colpe di questa decrescita?
“Difficile assegnarle. Servono investimenti molto importasti su temi come scienza, ricerca, tecnologia e innovazione che sono le premesse per accelerare la crescita e bisogna focalizzarsi su queste dinamiche. Dall’altra parte, c’è la dotazione infrastrutturale. Per chi, come me, viene da Milano vi assicuro che arrivare a Pordenone non è facile né in auto, né in treno, né in aereo. E quindi il fatto di investire in collegamenti infrastrutturali importanti, che velocizzino i collegamenti, è fondamentale. Non so di chi sia la colpa, ma fatto sta che in un ambito e nell’altro qui non si è fatto abbastanza”.
Ha un consiglio per imprenditori e politica?
“Gli imprenditori hanno dimostrato che sanno fare il loro mestiere e stanno conquistando quote. Se posso dar lor un suggerimento è quello di aggregarsi e provare a consolidare una dimensione più alta, perché ci sono un’eccessiva frammentazione e una scala dimensionale contenuta. E alla politica dico di dare priorità a innovazione, ricerca e sviluppo, scienza da una parte e infrastrutture dall’altra”.