C’era una volta un popolo di lavoratori, onesti e fermi nelle proprie convinzioni. Erano i friulani che oggi restano forse grandi lavoratori, ma che sempre meno possono richiamare l’onestà tra le proprie virtù. Per lo meno è questa la riflessione che sorge spontanea se si tiene conto dei resoconti sulle operazioni di controllo svolti nella nostra regione dalla Guardia di finanza quando si tratta di false attestazioni per ottenere benefici, agevolazioni, contributi e via dicendo. E non parliamo certo di evasione fiscale, mai assente e indice di una propensione a fare i furbi che fino a pochi anni fa non era certo endemica da queste parti.
Se dal punto di vista etico non dichiarare al Fisco i propri redditi è esecrabile, che dire allora di chi dichiara falsamente di essere povero e di avere diritto a certi aiuti, magari sottraendo in tal modo risorse a chi ne ha davvero bisogno? Certamente in questa casistica sono compresi anche gli sbadati nel compilare i moduli, ma se davvero vogliamo camminare a testa alta, certi comportamenti sono ormai inaccettabili.
Al mare l’affitto si intasca in nero
La Guardia di finanza l’ha chiamata “Operazione Black House”. Il nome è sicuramente azzeccato visto che una serie di controlli effettuati a Lignano Sabbiadoro dalla Fiamme gialle di Udine ha portato alla luce un’evasione fiscale stimata attorno ai 6 milioni e 100mila euro. “L’azione operativa è stata orientata alla scoperta di patrimoni immobiliari, talvolta cospicui, destinati a “locazioni turistiche” a favore di villeggianti per i quali, anche sfruttando la limitata durata dei contratti e l’estemporanea presenza dei locatari (spesso stranieri), i proprietari degli immobili non dichiaravano i canoni percepiti”.
Così recitava il comunicato stampa diffuso all’inizio del mese per spiegare i dettagli dell’operazione che ha indagato su circa 16mila abitazioni apparentemente inutilizzate dai proprietari. In effetti i proprietari non le abitavano. Le affittavano, senza ovviamente dichiarare nulla, con la complicità di agenzie immobiliari e contando spesso sul fatto che chi trascorreva le vacanze era straniero. Dato che su 27mila immobili censiti i residenti erano 6mila e che gli immobili dichiarati come seconda casa erano oltre 5.000, restava da capire quale fosse la sorte del resto di questo patrimonio edilizio.
I controlli hanno accertato 1.024 immobili dati in locazione evadendo il Fisco mentre a 396 persone sono stati contestati 5milioni e 566mila euro di evasione in materia di redditi da fabbricati e Iva per 444mila euro, dato che sotto la lente sono finite anche una decina di agenzie immobiliari operanti nella provincia di Udine.
Appare superfluo ricordare che chi evade, consapevolmente, il Fisco è in tutto e per tutto equiparabile a un borseggiatore che ci ficca le mani in tasca. La circostanza che i proprietari degli immobili non erano tutti friulani, appare come una magra consolazione. Molti friulani pur avendo i mezzi per pagare le tasse evitano di farlo e questo non vale solo per gli immobili.
Senza dignità per avere il contributo
Casa dolce casa. Per comprarla o costruirla noi friulani siamo disposti a fare mille sacrifici. A volte, purtroppo, siamo perfino pronti a dimenticarci che noi friulani abbiamo sempre detestato i furbi, quelli che ci passano davanti mentre siamo in coda o che si lamentano di essere senza un soldo, salvo poi vederli da qualche parte mentre spendono e spandono. E così, quando si tratta di ottenere i contributi regionali, per l’acquisto della prima casa, più di qualcuno si è dimenticato del fatto che aveva già altre case e ha fatto finta di trasferire la residenza, ha compilato l’Isee scordandosi di qualche sostanzioso conto in banca o ha dato in affitto l’immobile subito dopo averlo acquistato, sorvolando sul divieto espresso chiaramente indicato dalle norme.
Le analisi effettuate anche questa volta dai Finanzieri hanno consentito “di individuare plurime, gravi situazioni di indebite contribuzioni erogate dalla Regione in riferimento ai soggetti che: dissimulavano la composizione del nucleo familiare al fine di ridurre “artificiosamente” il reddito complessivo; presentavano situazioni reddituali diverse da quelle certificate omettendo di indicare in tutto, o in parte, patrimoni mobiliari e immobiliari; dichiaravano inesistenti “stati di bisogno” previsti in relazione a soggetti in condizione di debolezza economica ottenendo conseguentemente l’importo massimo del contributo (25.550 euro); richiedevano il contributo, sulla scorta di fittizie residenze. In tali casistiche alcuni nuclei familiari, sebbene già proprietari di altre unità immobiliari ne acquistano delle altre sulla scorta della residenza, sostanzialmente di comodo di un loro membro. Ciò avveniva più diffusamente nelle aree turistiche dove sostanzialmente venivano finanziati dalla regione proprietari di seconde case vacanza riconducibili a nuclei familiari che già disponevano di altre unità immobiliari ubicate in altri Comuni dove avevano reale e stabile domicilio nonché residenza i restanti membri della famiglia”.
Inutile aggiungere qualsiasi commento dopo questo estratto del comunicato ufficiale.