Gennaio è, tra le altre cose, il mese del pagamento del canone Rai. Per alcuni una vera e odiosa tassa occulta, per altri una assurdità, visto che il servizio pubblico dovrebbe essere gratuito. Che si guardino o no i primi tre canali della televisione, poco importa: il canone va pagato, basta che si possieda in casa un apparecchio televisivo. Dal 2016, inoltre, la cifra dovrebbe essere inserita nella bolletta della luce, in modo tale da evitare l’alto tasso di evasione attuale. Per il 2015, invece, resta tutto invariato, compresa la cifra che è di 113,50 euro, da saldare entro fine gennaio.
Costi su costi
Ma, al di là della bontà di questa spesa, c’è un’altra questione piuttosto spinosa che ha colpito anche moltissimi friulani. Non sempre su tutto il territorio della nostra regione il segnale Rai arriva in modo nitido. Un episodio recente è stato quello dello spegnimento di un ripetitore a Udine, ma molte lamentele arrivano anche da alcune zone del Pordenonese e del Goriziano. Il che costringe le famiglie interessate a chiamare un’antennista per risolvere la situazione, mettendo mano ulteriormente al portafoglio. E gli interventi di sistemazione possono andare da diverse decine a qualche centinaio di euro. Insomma, una specie di tassa sulla tassa che porta i costi per guardare la televisione, quella pubblica non la pay tv, a raggiungere importi ragguardevoli, specie in un periodo economico complicato come quello attuale.
Spese da scalare
Ecco perché il presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini, ha lanciato un’invettiva-provocazione: “Non è pensabile – ha detto – che per usufruire di un servizio pubblico per il quale già si paga il canone, i privati debbano mettere mano al portafoglio e intervenire autonomamente per poter risolvere i frequenti disservizi sulla ricezione digitale del segnale. Costi su costi che di questi tempi incidono pesantemente sui bilanci familiari sempre più ristretti. Ecco che le spese sostenute da diversi cittadini nell’ultimo periodo per orientare l’antenna o, eventualmente, sostituire i filtri dovrebbero essere stornate dall’imposto del canone, il cui pagamento per il 2015 è di imminente scadenza o su quello del prossimo anno. Le Tv private – conclude Fontanini – adeguando le proprie strutture tecniche hanno sempre garantito gratuitamente la ricezione del loro segnale”.
Peggio dell apay-tv
Fatti due conti, guardare la televisione (pubblica) si sta rivelando, almeno per alcuni cittadini colpiti dai disservizi, più caro che comprarsi i pacchetti delle emittenti a pagamento.