La casa resta per eccellenza uno dei bersagli preferiti del Fisco. Poco importa che si tratti di imposte nazionali o locali.
La sostanza non cambia, perché se tolgono da una parte o non incassano quanto atteso, provvedono con un nuovo balzello dall’altra.
E’ avvenuto così anche nel caso dell’introduzione dell’Ici, della sua cancellazione per la prima casa e del successivo avvento dell’Imu.
A colpo sicuro
Con la casa, trattandosi di un bene immobile registrato, si va a colpo sicuro, mentre la lotta all’evasione garantisce dati incerti a fronte di una propensione all’infedeltà altissima, col solo risultato che a pagare sono sempre i soliti noti. La premessa è indispensabile per spiegare come mai si fanno sempre più insistenti le voci di una revisione del sistema di calcolo della base imponibile sulla quale determinare le imposte sugli immobili. Attualmente, il calcolo si basa sulla rendita catastale, calcolata tenendo conto di una serie di parametri che contemplano anche il numero di stanze e la superficie.
Il valore catastale dell’immobile si discosta, anche di molto, da quello di mercato e non tiene conto quindi di fattori come l’ubicazione dell’immobile (centro, semicentro, periferia, presenza di pertinenze e via dicendo) e di alcune sue caratteristiche, col risultato che il fisco colpisce senza andare tanto per il sottile, trattando allo stesso modo immobili simili per caratteristiche, ma con un valore di mercato sostanzialmente differente.
Introdurre nel sistema impositivo un parametro legato al valore commerciale avrebbe indubbiamente il merito di rendere più equo il fisco. Eppure, se le aliquote dovessero restare invariate, il nuovo sistema rischia di imporre ulteriori salassi al contribuente già abbastanza spremuto e presta il fianco ad alcune storture legate proprio all’andamento del mercato immobiliare.
Novità in vista
Una semplice simulazione ci ha permesso di rilevare che se l’Imu dovesse essere calcolata sulla base del valore medio di mercato, indicato dall’Agenzia del Territorio, pur ridotto al 70 per cento, si rischia di dover pagare ancor più di quanto già sborsato nel 2012 , senza tenere conto delle conseguenze tutt’altro che positive in materia di compravendite, a causa dell’inevitabile aggravio del prelievo dovuto all’ imposta di registro e all’Iva.
Ovviamente il prelievo sulle seconde case sarebbe di tale portata da assumere senza troppi giri di parole le sembianze di una patrimoniale, a meno che non i decida di rendere il valore commerciale uno dei tanti parametri e non quello più importante, come d’altro canto richiesto dagli esperti del settore .
Per chi possiede casa, insomma, le prospettive sono tutt’altro che positive, nonostante le mirabolanti promesse della campagna elettorale e tenuto conto del fatto che, molto presto, toccherà pagare anche la nuova Tares che, rispetto alle tasse pagate in precedenza per lo smaltimento dell’immondizia, sarà se possibile ancora più cara in quanto servirà a coprire anche il costo di altri servizi prestati dal municipio.
2 marzo 2013