Continua l’intensa attività d’indagine e di bonifica nell’abitazione di Dario Terzoni, il 50enne morto una settimana fa, il 16 marzo, nell’esplosione del suo garage, a Trebiciano, sull’altopiano triestino. Fin da subito, l’incidente era apparso sospetto e, oltre ai Vigili del fuoco e agli agenti della Polizia, sul posto erano stati chiamati a operare gli artificieri del III Reggimento Genio Guastatori di Udine.
Questa mattina, un team di esperti ha neutralizzato alcuni degli ordigni esplosivi, residuati bellici, trovati a Trebiciano. L’attività di brillamento è avvenuta sul greto del torrente Torre in comune di Medea. Responsabile delle operazioni di ritrovamento, riconoscimento, messa in sicurezza e distruzione finale il primo Maresciallo dell’Esercito Bruno Garlant, in forza al Reggimento guastatori udinese. L’aresenale distrutto comprendeva bombarde Minenwerfer, granate di artiglieria, una bomba da mortaio, una bomba a mano Bulletin, 42 cartucce integre di vario calibro e 15 bossoli.
Quanto sta emergendo dalle attività investigative, coordinate dal pm Massimo De Bortoli, lascia senza parole. Terzoni, infatti, aveva raccolto nella sua proprietà oltre 23 chili di tritolo che potrebbero essere stati accumulati negli anni, svuotando granate e proiettili, che custodiva in un vero e proprio arsenale domestico.
Il 50enne, insomma, non sarebbe stato solo un bidello, ma un vero e proprio appassionato di reperti di guerra. Ed è stata proprio questa passione a ucciderlo, mentre maneggiava una granata da mortaio nel suo garage-magazzino.
Terzoni, a quanto trapela dalle indagini, non sarebbe stato coinvolto in gruppi terroristici, ma avrebbe raccolto granate, mine, bombe e vari ordigni – tutti efficienti – dei due Conflitti mondiali, ma anche della guerra dei Balcani, solo per passione. Nel 1978, proprio per questo amore incontrollabile per le armi, era stato arrestato dai Carabinieri per aver sottratto vari pezzi dall’arsenale della Marina militare di La Spezia dove era in servizio.
Oltre alla completa bonifica dell’area, le attività proseguono anche alla ricerca dei canali dai quali Terzoni si riforniva per acquisire il materiale bellico che, oltre all’Italia, porterebbero anche alla ex Jugoslavia.