Esportiamo cervelli e importiamo immigrazione a basso tasso d’Istruzione. A differenza di quanto accaduto in altri paesi europei, negli ultimi nove anni, in Italia, la quota di stranieri in possesso almeno del titolo secondario superiore si è molto ridotta e al tempo stesso non è aumentata la quota di chi ha un titolo terziario. Parola dell’Istat che lo ha certificato nel Report 2017 sull’istruzione.
I differenziali nei livelli di istruzione tra immigrati e italiani sono via via più accentuati – rileva l’Istituto di statistica – andando dalle classi di età più mature, dove il livello di istruzione degli stranieri è piuttosto simile a quello degli italiani, verso quelle più giovani.
A differenza di quanto accaduto in altri paesi europei, in Italia questo divario è cresciuto nel tempo. Nel 2008 la quota di stranieri con almeno un titolo di studio secondario superiore era analoga a quella degli italiani e solo di poco inferiore era quella di quanti in possesso di un titolo terziario, ovvero una laurea o titoli post laurea.
Negli ultimi nove anni, il tren d è cambiato. Ciò può trovare ragione – spiega l’Istat – nel fatto che tra i cittadini stranieri arrivati nel Paese tra il 2009 e il 2017 la quota di coloro che hanno almeno un livello di istruzione secondario superiore è più bassa rispetto a quella di chi risiede da più tempo in Italia.
Il gap dei livelli di istruzione a seconda della cittadinanza è molto ampio in Europa, soprattutto in Francia e Germania. Fanno eccezione il Regno Unito, dove il livello di istruzione degli stranieri è superiore a quello dei cittadini inglesi, e la Spagna, che presenta quote di coloro con almeno un diploma secondario superiore piuttosto simili tra stranieri e locali.
E Nonostante in Italia i vantaggi occupazionali derivanti da più alti livelli di istruzione siano simili a quelli registrati nella media Ue, i tassi di occupazione restano inferiori a quelli europei.