Verso l’accoglienza diffusa. Per affrontare l’emergenza profughi, Anci accoglie la proposta della Regione per un sistema che prevede la disponibilità dei comuni: ogni località, in base a caratteristiche, grandezza e disponibilità di strutture ricettive, si rende disponibile ad ospitare un numero di richiedenti asilo commisurato alle sue possibilità.
“L’obiettivo è quello di anticipare l’azione della prefettura – ha spiegato il vice presidente di Anci Renzo Francesconi – se non si programma preventivamente l’accoglienza, infatti, c’è il rischio che il prefetto smisti i richiedenti asilo in strutture private bypassando regione e comuni e non tenendo conto delle criticità del territorio e delle esigenze delle singole comunità.”
“Giustamente ognuno di noi è chiamato a fare la propria parte – è intervenuto il sindaco di Tarvisio Renato Carlantoni – ma gli sforzi che stanno facendo la regione e i comuni non sono compatibili con il metodo di azione della prefettura che sembra lavorare a compartimenti stagni rispetto all’emergenza che pesa sul territorio.”
Ad oggi in Friuli Venezia Giulia ci sono circa 1600 profughi: l’impegno di Anci è quello di diventare parte attiva per sensibilizzare i comuni sull’opportunità di accogliere questo tipo di soluzione.
“Conditio sine qua non” condivisa dai sindaci presenti al Comitato esecutivo Anci è che sia però una soluzione temporanea che affronta un’emergenza contingente e che tale disponibilità manifestata dai comuni non si trasformi in un’istituzionalizzazione dell’accoglienza.
“Distribuire nuclei non numerosi di profughi in tanti comuni è una politica intelligente – ha commentato Francesco Martines, sindaco di Palmanova – La paura ben comprensibile dei piccoli comuni, però, è proprio la gestione, anche se di pochi profughi, nel proprio territorio.”
“Il rischio – ha commentato il sindaco di Sacile Roberto Ceraolo – è che la disponibilità dimostrata diventi un’emergenza infinita che i comuni si troveranno continuamente ad affrontare”.