L’assassino di Giulio Regeni, il giovane ricercatore di Fiumicello ucciso in Egitto tra il 25 gennaio, giorno della scomparsa, e il 3 febbraio, data del ritrovamento del corpo senza vita, è ancora senza volto e senza nome. In tanti in questi giorni hanno espresso partecipazione e commozione per una morte atroce e inspiegabile. Qualche giorno fa Amnesty International Italia ha lanciato con il quotidiano la Repubblica. Campagna sostenuta e approvata anche dalla famiglia del giovane friulano che oggi, attraverso un post della sorella di Giulio, Irene, lancia una “campagna” virale per chiedere che sia fatta giustizia e che la verità non venga insabbiata.
“Appendete striscioni, condividete le foto, per mio fratello, per Giulio Regeni, per il mondo intero” scrive Irene Regeni sul suo profilo Facebook, pubblicando una foto della casa di Fiumicello con un striscione appeso al balcone con la scritta “Verità per Giulio Regeni”.
Un appello, quello della famiglia Regeni, per fare giustizia, per non lasciare impuniti i responsabili di una morte tanto atroce quanto inaccettabile, ma che va oltre il vissuto personale, rivolgendo il pensiero a un mondo migliore, quello che Giulio, attraverso i suoi studi e le sue esperienze, voleva rendere migliore.