Un quartiere diviso a metà. Se si analizzano le strade principali della zona – via Scrosoppi che finisce in via Ronchi, viale Ungheria e via Aquileia – salta agli occhi come le parti iniziali di queste parallele siano vive, pulite e ben frequentate, le parti finali siano ormai degradate. Un ghetto lo definiscono alcuni residenti, ormai esasperati, anche dall’indifferenza di forze politiche, ecclesiastiche e dell’ordine, interpellate più volte, inutilmente.
Nel primo caso, fino a largo dei Capuccini, ci sono abitazioni, asili e condomini più che dignitosi, oltre a due ville prestigiose. Poi, sotto al tappeto si scopre la mensa della Caritas, che fa il suo dovere dando ristoro a stranieri non meglio identificati, i quali hanno creato fin troppi problemi agli abitanti della zona.
“Finché c’erano i Cappuccini – spiega Graziano Della Casa, promotore del comitato di via Ronchi e residente lì dal 1985 – venivano accolte venti, trenta persone al giorno, di cui molte italiane. Adesso la mensa deve soddisfare i bisogni di moltissima gente, che non trova posto all’interno e, quindi, bivacca sulla strada in attesa di un pasto, sporcando ovunque. Non è questo il modo di fare accoglienza”.
Viale Ungheria, venendo da piazza Primo maggio, è il ritrovo di molti studenti universitari. Merito dell’Informagiovani, della Casa dello Studente, della mensa e dell’aula studi. Superato il semaforo si entra in un altro mondo, che è quello fuori controllo dello spaccio, della delinquenza e del degrado. Ne parla nella pagina a fianco il titolare di un bar della zona.
Via Aquileia, a parte l’ex Banco di Napoli e la caserma Savorgnan, in attesa di una ricollocazione, è un susseguirsi di bar, negozi, macellerie, pescherie, panifici e negozi di ortofrutta, tra i migliori della città. Poi si arriva in piazzetta del Pozzo, si gira in via del Pozzo e il sogno finisce.
Cristina Pozzo, titolare della drogheria in quella strada, non ne può più.
“L’internet point, all’angolo di viale Ungheria, è un ricettacolo di malavita. Nel circolo Arci a pochi metri dal mio negozio accolgono gli stranieri, per fare corsi vari. Terminati quelli, rimangono lì a campeggiare o si riuniscono in piazzetta del Pozzo. Almeno adesso alle 21 molti devono rientrare nella caserma Cavarzerani, prima si accoltellavano fino a mezzanotte. Come se non bastasse – conclude Pozzo – la Caritas e il Comune hanno assegnato a loro molti appartamenti di viale Ungheria. Io sono favorevole a dare una sistemazione alle famiglie che lavorano, ma non a chi non ha ancora i documenti in regola”.
La polvere sotto il tappeto
Residenti e gestori di attività nelle vie principali sono esasperati, anche dal disinteresse delle autorità
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