Che Angelo Izzo sia persona dotata di grande fantasia e un abile mistificatore è cosa nota ed è proprio il sospetto che ancora una volta abbia voluto ‘spararla grossa’ a spingere gli investigatori a pesare attentamente le sue dichiarazioni e procedere con cautela.
Quelle al centro della cronaca degli ultimi giorni risalgono al 2016 e fanno riferimento al rapimento di una ragazza vergine di Pordenone in Cadore, che sarebbe stata rapita, violentata e uccisa sul lago Trasimeno nell’agosto 1975, appena un mese prima del cosiddetto massacro del Circeo in cui morì una 19enne, Rosaria Lopez. Gli autori della mattanza capitolina – tutti e tre condannati – sono Angelo Izzo e gli amici Gianni Guido, dal 2009 uomo libero, e Andrea Ghira, processato e condannato in contumacia e mai più acciuffato, probabilmente morto e sepolto in Marocco.
Lo stesso gruppetto di amici romani composto da Ghira e Guido e altri, benestanti e studenti all’università, secondo quanto affermato da Izzo nell’agosto del 1975 si trovavano in vacanza in Cadore, a casa dei genitori di Guido. Izzo, rimasto a Roma quell’estate, avrebbe appreso dal rapimento dagli amici e avrebbe visto la ragazza una volta trasferita sul Lago Trasimeno.
Izzo avrebbe quindi attribuito al gruppetto di amici il rapimento di Rossella Corazzin, 17enne friulana di San Vito al Tagliamento, che a sua volta si trovava in vacanza a Tai di Cadore con i genitori.
Il sospetto degli investigatori è che – come detto fin dall’inizio dalla conduttrice e giornalista di ‘Chi l’ha visto?’ Federica Sciarelli – Izzo abbia tratto spunto da quanto raccontato negli anni proprio negli studi della trasmissione di Rai3 e prontamente riportato sul sito della stessa.
In poche parole Izzo avrebbe potuto inventarsi la storia del rapimento, delle violenze e dell’uccisione della giovane, farcendo il tutto con i dettagli relativi alla sua scomparsa e pubblicati anche sul sito della trasmissione.
A sostegno di questa ipotesi c’è anche una relazione comparativa dei carabinieri del Ros commissionata dalla procura di Perugia dopo avere ricevuto da quella veneta i verbali di Izzo – come rivela il quotidiano La Nazione -.
Nel fascicolo “Izzo+11” sul presunto delitto di Rossella Corazzin, che stando a quanto sostiene Izzo si sarebbe consumato nella villa della famiglia Narducci al Trasimeno, è stata avanzata la richiesta di archiviazione. Sorte già subita dal fascicolo “Izzo+5”, archiviato un anno fa e che indagava sull’ipotesi di sequestro di persona e violenza sessuale a carico di persone già decedute.
Le dichiarazioni su Rossella Corazzin e il branco di pariolini e giovani benestanti romani dediti a violenze e stupri di gruppo e rese nel 2016 alla Procura di Roma, sono state trasferite dalla Procura di Belluno (la giovane è stata rapita in Cadore) a quella di Perugia (dove la giovane sarebbe stata uccisa) e gli atti sono ora all’esame del procuratore Luigi De Ficchy.
Nella storia, di fantasia o reale o soltanto verosimile, che Izzo ha raccontato due anni fa non mancano i particolari e i dettagli corrispondenti. Forse copiati o rubati da Chi l’ha visto? C’è una lettera, però, che Rossella Corazzin ha scritto a un’amica e in cui parla di un ragazzo di Roma, uno studente universitario che ha una sorella. Il nome della sorella non coincide, ma potrebbe trattarsi si Gianni Guido. Nell’estate del 1975 il pariolino si trovava nella casa di famiglia a Cortina e non è improbabile che i due giovani si possano essere incontrati e conosciuti. Anche alcuni testimoni dei fatti accaduti all’epoca ricordano il gruppetto di amici, l’arroganza e lo sprezzo del branco e di Gianni Guido, il bello del gruppo, quello stesso giovane studente di buona famiglia che avvicinò Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, le due giovani sequestrate, torturate, violentate al Circeo. A quella mattanza, con ferite indelebili nell’anima, sopravvisse miracolosamente Donatella Colasanti che con il suo racconto incastrò il branco.