Polizia e Guardia di Finanza di Monfalcone hanno messo a segno un’operazione antidroga tra decine di giovani della zona. L’attività d’indagine rappresenta un ottimo esempio di collaborazione investigativa fra la Polizia di Stato e le Fiamme Gialle, con un completo ‘censimento’ di giovani dediti al consumo di stupefacenti nell’area monfalconese.
Nella scorsa settimana la Squadra mobile, il Commissariato di Monfalcone e la Compagnia della Guardia di Finanza monfalconese hanno eseguito l’ordinanza di misura cautelare richiesta dalla locale procura della repubblica ed emessa dal gip del Tribunale di Gorizia ponendo agli arresti domiciliari due giovani di 19 e 22 anni e assoggettando all’obbligo di dimora altri sei. In base ad alcune dichiarazioni sul conto di un minore, il cui spaccio di marijuana è stato descritto con dovizia di particolari, sono cominciate le attività investigative che hanno evidenziato nella zona tra San Pier d’Isonzo, Turriaco, San Canzian d’Isonzo e per ultimo a Fiumicello, diversi gruppi attivi nello spaccio di marijuana, hashish e cocaina.
Nel primo gruppo, quello legato al minore suddetto, assieme ad altri già noti consumatori di stupefacenti, uno di loro si dimostrava particolarmente abile nell’associare allo spaccio il gioco d’azzardo e reimpiegare poi i proventi a usura. Uno strozzino dalla buona disponibilità finanziaria. Si sono ben evidenziati alcuni studenti di un istituto statale superiore, spacciatori a scuola e al di fuori dell’ambiente scolastico, negli spazi esterni di un’azienda vitivinicola della zona, frequentata da clienti. In via romana a San Canzian d’Isonzo c’è un’area verde recintata, con annesso fabbricato, indicata col termine orti dai suoi frequentatori. Il posto veniva utilizzato sia per il consumo sia per lo spaccio. La droga, indicata convenzionalmente col termine giubbotto, agli orti era sempre disponibile, come provato dai frenetici movimenti osservabili al portone d’accesso, indicativi delle cessioni di stupefacente.
Nella complessa organizzazione e gestione dell’attività è emerso un soggetto non partecipe attivamente agli approvvigionamenti e agli spacci di droga, il finanziatore. Forniva somme di denaro per gli acquisti e chiedeva la restituzione in parte con quantitativi di droga e in parte con denaro contante maggiorato da interessi anche del 40 per cento. Il suo giro d’affari era notevole e vantava crediti fino a 25.000 euro. In una conversazione ambientale è stata descritta la sua affidabilità: capace di fornire qualsiasi cifra gli fosse richiesta a una sola condizione, la restituzione nei tempi previsti per evitare violenze. E in effetti un episodio è accaduto nell’estate del 2013 al Lido di Staranzano, con lesioni personali e danneggiamento ai danni di due giovani.
Le comunicazioni del gruppo avvenivano prevalentemente tramite i portali whatsapp o facebook. In un breve periodo, tuttavia, si è registrata una serie di sms a pioggia verso i potenziali clienti col gergale: “ohi come xe?”, preludio all’incontro col primo soggetto che risponde. Le attività, sempre intense, sono mutate come la dinamica composizione dei gruppi, in relazione al fermo di alcuni di loro controllati nel corso dei servizi di Polizia, e dalle droghe leggere si è passati con facilità alla cocaina, acquistata per uso personale ma destinata anche a terzi. Vi è stato il consistente acquisto di un etto di cocaina, e per questo è stata fornita ad una coppia la somma di 15.000 euro come prestito oneroso. E’ stato individuato il pusher dove i due si sono riforniti, un soggetto immune da pregiudizi di polizia, gestore di un locale pubblico.
Con cadenza quindicinale, quantitativi che variavano dai 50 ai 300 grammi di marijuana erano acquistati da un soggetto chiamato il presidente, e gestiti col concorso di altri per gli spacci. Il regista, un soggetto immune da pregiudizi di Polizia, amava utilizzare lo scafo di una barca a vela all’interno di un cantiere navale di Monfalcone, per il consumo e la detenzione dello stupefacente. Agli orti sono transitati, quindi, considerevoli quantitativi di marijuana e talvolta anche di cocaina, hashish e addirittura dei funghi allucinogeni. In assenza del titolare, di volta in volta si sostituivano a lui nell’attività vari soggetti, e così nel fabbricato non veniva mai meno lo stupefacente. La rendita dell’investimento in stupefacenti garantiva almeno il raddoppio del capitale. Le attività d’indagine non sono cessate.