Incapaci di rispettare le regole, superficiali, sfaticati, maleducati e via dicendo, il tutto condito dall’epitaffio finale “chissà dove andremo a finire”.
Alzi la mano chi, almeno una volta, nel parlare delle giovani generazioni non si è dovuto sorbire uno dei tanti luoghi comuni, accompagnato dal giudizio inoppugnabile che stiamo allevando una manica di ‘delinquenti’.
Su quest’ultima considerazione qualche riflessione è indispensabile, ma i dati parrebbero dimostrare che la situazione è stabile, se si eccettuano alcuni settori dove pure qualche campanello d’allarme sta suonando.
Campanelli d’allarme
L’aumento dei reati contro il patrimonio e delle violenze sessuali registrate tra il 2013 e il 2104 suscita infatti più di qualche apprensione, mentre il numero considerevole e costante di fatti legati agli stupefacenti conferma che il rapporto tra giovani e droghe resta uno dei fronti aperti e non soltanto per le forze dell’ordine. Inutile dire che i comportamenti deviati sono spesso frutto della difficoltà delle famiglie di accompagnare e consigliare i ragazzi nel loro percorso di crescita.
Trend nazionale
“Quello che salta agli occhi è il fatto che i dati della nostra regione non si discostano dal trend nazionale, a sua volta in linea con quello europeo – commenta Nicola Strizzolo, professore aggregato di Sociologia dell’educazione all’Università di Udine -. Entrando nello specifico della statistica, è impressionante il raddoppio del numero delle violenze sessuali. In un solo anno si è passati da 10 reati a 19. Questo indica un atteggiamento ben specifico. Manca la reciprocità nella relazione e si considera l’altro semplicemente un oggetto sessuale che si cerca solo per appagare un bisogno fisico. Purtroppo è un fenomeno in aumento anche nella nostra regione e i dati sulle violenze non sono che la punta dell’iceberg. Di contro si osserva una sostanziale stabilità dei reati legati agli stupefacenti. Questo dimostra che le iniziative di formazione e informazione sono state efficaci nel contenere il problema”.
Al di là dei dati, però, quello che è interessante è il contesto in cui si muovono i giovani e che li porta, talvolta, a delinquere.
Richiesta di attenzione
“Spesso questi reati non nascono solo in ambienti disagiati dal punto di vista economico – prosegue il sociologo -, anzi, i giovani che li compiono rispondono a un’esigenza di protagonismo giovanile alimentato da un’assenza di attenzione da parte degli adulti che dovrebbero essere modelli di riferimento e controllo dei giovani. La famiglia ‘normativa’, cioè quella che rappresentava un esempio, insegnava valori e dettava regole, anche ai fini di una convivenza collettiva e armonia sociale, è scomparsa, a favore della famiglia ‘affettiva’, che si focalizza sul soddisfacimento dei bisogni e nella quale si cerca di evitare che i figli provino esperienze negative, frustranti o dolorose. Questo genera un atteggiamento ‘più tollerante’ verso comportamenti non consoni alle regole sociali. Inoltre, è importante sottolineare che da anni si è rotta l’alleanza formativa tra istituzioni, scuola e famiglia. In questa situazione è facile ‘svicolare’ l’imposizione a seconda delle situazioni. Basti pensare a quei casi di contrasto tra uno studente e un insegnante, dove la famiglia si schiera con il ragazzo e la scuola lascia solo il docente. Ciò diminuisce ulteriormente l’importanza delle regole per i giovani e apre così spiragli per quelli che vogliono infrangerle”.