Continuano le indagini sulla morte di Giulio Regeni e giorno dopo giorno si colmano alcuni vuoti ed emergono nuove verità, sebbene non siano ancora state chiarite nè le circostanze della sua scomparsa nè i motivi che hanno portato il giovane a essere barbaramente torturato, ucciso e infine abbandonato ai margini di un’autostrada.
Secondo i media egiziani, la magistratura locale starebbe visionando le immagini di videosorveglianza di locali pubblici, negozi e appartamenti privati per ricostruire gli ultimi movimenti di Giulio Regeni, il ricercatore friulano ucciso al Cairo dopo atroci torture, come ha rivelato il New York Times ieri.
La conferma giunge anche da fonti della capitale egiziana, in relazione a informazioni pubblicate dal sito egiziano al Watan. L’ultimo posto dove si trovava Giulio Regeni era via Sudan – si legge sul sito, che segnala come le forze di sicurezza abbiano cercato subito di verificare la presenza videocamere che possano aver ripreso immagini della vittima.
Ieri il New York Times aveva riportato la testimonianza di un uomo che sostiene Regeni sia stato fermato da due agenti in borghese e che tale fermo sarebbe stato ripreso da alcune telecamere di sorveglianza dei negozi del quartiere.
Giulio Regeni, prima di sparire nel nulla, ha parlato per circa 20 minuti al telefono con il suo amico Gennaro Gervasio, poi il fermo. Giulio è stato appurato che è stato scambiato per una spia e prelevato il 25 gennaio dal Cairo. Sull’autopsia, invece, sono trapelate indiscrezioni che, come riporta l’agenzia Reuters, confermano le torture ipotizzate da un’analisi superficiale del cadavere del giovane. Secondo quanro riportato dall’agenzia stampa, il corpo di Regeni presentava sette costole rotte e segni di scosse elettriche sui genitali.