Pordenone sta facendo i conti con situazioni di violenza alla quali non era abituata. soprattutto in centro città, il cuore dello shopping, delle cene all’aperto, degli aperitivi pieni di divertimento. Le auto derubate nei park cittadini, la mega rissa di un sabato sera tra i tavolini dei loclai di piazza Cavour, le zuffe tra stranieri, i casi di miscrospaccio in via Bertossi, le molestie a una donna in pieno centro. Situazioni che stanno facendo allarmare e arrabbiare i residenti e i tanti che a nel capoluogo arrivano per fare compere o passare una serata con la famiglia. Chi era a cena sabato 22 luglio alla ‘Catina’ ha visto i figli sconvolti dall’aver visto i tavolini volare.
Per questo l’Ascom cittadino ha scritto al prefetto. “E’ di questi giorni – si legge nella missiva – l’ennesima rissa scoppiata in centro città (piazza Ellero e prima ancora in piazza Cavour) con liti e zuffe tra cittadini stranieri che hanno seminato lo scompiglio nei locali pubblici affollati di clienti e residenti, ma anche di utenti del trasporto pubblico che frequentano l’area per prendere l’autobus. C’è stata poi la commerciante molestata da un giovane straniero mentre percorreva a piedi via Mazzini; così come la futura sede di via Rotate, proposta dalla Croce Rossa per ospitare i profughi senza fissa dimora, che preoccupa non solo il quartiere ma anche le nostre imprese per il timore che la presenza dell’edificio favorisca l’arrivo di ulteriori presenze e quindi un maggiore controllo sull’identità delle persone”.
Non solo. La lettera va avanti: “Una città a dir poco indifesa che si trova a fare i conti con la paura di una convivenza sempre più difficile con gli stranieri. Timori che oggi si manifestano ripetutamente con una continua presenza di profughi che durante il giorno girano per le vie del centro in gruppo e la notte dormono dove capita, in attesa di entrare nell’hub della Comina. A fronte di questa preoccupante situazione, siamo a chiederLe signor Prefetto di avviare un’azione più determinata capace di contrastare questi fenomeni. E’ necessario che il settore del Terziario, già alle prese con una debole congiuntura economica, non subisca ulteriori penalizzazioni nell’esercizio della propria attività professionale e nei confronti degli stessi consumatori”. Una lettera apprezzata anche dall’Amministrazione comunale.“Un’iniziativa dettata dal senso civico – ha commentato l’assessore al commercio e alla sicurezza Emanuele Loperfido – che costituisce un valido supporto alla richiesta formulata anche dall’amministrazione comunale e condivisa dai pordenonesi”.
Insomma, non sarà Roma, Milano, Napoli. Non sarà New York o Caracas. Ma qui a Pordenone, scene del genere non le ricorda nessuno. E tanto basta per acuire un clima di tensione e insofferneza verso gli stranieri, migranti o profughi che siano. Ed è soprattutto il commercio a soffrirne: parola del presidente di Ascom, Alberto Marchiori, la cui categoria ha scritto al prefetto per chiedere più tutele.
Marchiori, come sta vivendo questi espisosi il mondo del commercio cittadino?
“Non bene. La situazione, contrariamente al passato, sta diventano sempre più preoccupante così come lo è vedere chi commette dei reati essere scarcerato il giorno dopo. E devo dire che anche il progetto del dormitorio in via Rotate, in un’area residenziale, non mi pareva azzeccato. In generale, si tratta di porre fine a un atteggiamento troppo aperto, che sta danneggiando il capoluogo. Nessun cittadino di Pordenone è razzista e nessuno vuol vedere morire essere umani utilizzati come merce di scambio, ma si stratta anche di non arrecare danno alla collettività e aiutare semmai queste persone a integrarsi”.
Cosa vi aspettate dalle istituzioni?
“Al prefetto chiediamo di porre più attenzione a queste situazioni, in modo tale che Pordenone, città che già accoglie più del dovuto, sia sgravata dall’arrivo di altri profughi, spostati magri in altri Comuni del territorio, laddove sia possibile. Fermo restando che l’obiettivo deve essere quello dell’integrazione e non del razzismo. Anche chi s ifa paladino dell’eguaglianza e della solidarietà spesso e volentieri lo fa dove l’orticello non è quello di casa sua”.
C’è stato anche l’episodio di molestie a una commercianti. Come vivono la situazione i negozianti?
“In questo caso è capitato a una nostra presidente di categoria, ma non è questo che aumenta il nostro livello di preoccupazione. I nostri commercianti, a partire dai baristi che hanno visto nei loro locali scene da Far West, non si sentono tutelati e per questo siamo preoccupati. Anche perché queste situazioni portano a un allentamento della clientela e a un senso di insicurezza che non ci fa stare sereni. Noi vogliamo tornare alla consueta tranquillità. Lasciare correre queste situazioni vuol dire creare forme di razzismo che possono portare anche a reazioni violente. E noi questo dobbiamo evitarlo a tutti i costi”.