Due duplici omicidi in un mese. Pordenone si ritrova così catapultata al centro dell’attenzione mediatica nazionale per i fatti di cronaca nera. Prima, il 17 marzo, l’assassinio di Trifone Ragone e Teresa Costanza, uccisi a colpi di pistola alla testa mentre erano in auto nel parcheggio del Palasport in via Interna. Quindi, il 15 aprile, il massacro di un uomo marocchino che, in un appartamento di via San Vito, ha trucidato moglie e figlia di 6 anni con un’accetta e un coltello.
Misteri e soluzioni
Il primo delitto è, a trenta giorni di distanza, ancora avvolto nel mistero: manca un movente e ci sono pochi indizi concreti per dare un nome al killer. Il secondo fatto tragico ha avuto da subito una soluzione, tanto che è stato lo stesso assassino, Abdelhadi Lahmar, a rivolgersi alle forze dell’ordine. Ha compiuto la strage familiare perché la moglie, Touria Errebaib, anch’essa marocchina, voleva il divorzio e non era più disposta ad aiutarlo economicamente. Anche all’innocente figlia Hiba è toccata la stessa sorte. Fatti molti diversi, in contesti quasi opposti. Da una parte una coppia di innamorati, con un lavoro stabile e la passione per passerelle e vita notturna. Dall’altra un dramma familiare nascosto tra le pieghe di ideologie, soprattutto religiose, che vedono la donna ridotta a puro oggetto.
Allarme sicurezza
Eppure due episodi così drammatici e ravvicinati che mettono definitivamente la parola fine all’etichetta di ‘isola felice’ per Pordenone. Anche qui ci sono esecuzioni come a Napoli; anche qui c’è il dramma dell’immigrazione come a Roma. Torna così prepotentemente in primo piano il tema della sicurezza: furti alle stelle, città deserta di sera, profughi che tentano l’evasione, detenuti del carcere che parlano con i passanti dalle finestre del castello, donne che si rivolgono ad associazioni di protezione. Sul web i pordenonesi si scatenano e si domandano dove sia finita la loro ‘tranquilla città’. Forse non c’è più. Così come non c’è più la locomotiva del Friuli Venezia Giulia, la città delle industrie e della disoccupazione zero, la capitale della musica. E, forse, la decadenza economica e culturale e la follia che sta dietro gli efferati omicidi non sono del tutto slegate.