Si chiama Tullio Bertossi, ha 59 anni ed è impegnato in una ‘missione impossibile’: trovare una nuova occupazione dopo aver lavorato per 40 anni alla Spav di Martignacco, l’azienda di prefabbricati fallita nel 2015. Ha portato il suo curriculum ovunque, in modo particolare in attività nuove che cercavano personale. Nulla da fare, la risposta è stata sempre la stessa: “Mi dispiace, sei troppo vecchio”.
Tullio non si è mai arreso e di tasca propria ha pagato un corso per diventare carrellista. Ha cercato di lavorare come operatore ecologico, si è dimostrato disponibile a pulire strade e fogne, si è rivolto anche ai Comuni che, per queste operazioni, preferiscono dare l’incarico alle cooperative. Insomma tutto intorno a lui il vuoto, come accade per 60 dei 70 ex dipendenti della Spav, tra i quali anche un albanese con cittadinanza italiana, con moglie malata e tre figli a carico che venerdì sarà sfrattato perché non ha i soldi per pagare il canone.
Di storie come queste ce ne sono tante tra i lavoratori rimasti senza occupazione e i più penalizzati sono soprattutto gli ultracinquantenni. Tullio non intende darsi per vinto nemmeno per quanto riguarda la pensione. Per non aspettare di compiere 66 anni e 7 mesi e ricevere la pensione di anzianità per un importo pari a poco più di 600 euro, sta valutando come agire. Pagando di tasca propria i contributi per 3 anni per un importo complessivo di 21mila euro, dovrebbe riuscire ad andare in pensione a 62 anni e percepire un migliaio di euro al mese.
Che fare? Trovare magari un’occupazione anche per 4 ore al giorno. “Per noi vecchi, ma non troppo – conclude sconsolato – non c’è nemmeno uno straccio di lavoro. E penso di mettermi in gioco con l’arrivo della bella stagione per opere di giardinaggio”.