Non è del tutto chiaro se il nuovo assetto della Sanità sortirà gli effetti sperati, non tanto dal punto di vista dei risparmi, che ci saranno sicuramente, quanto in termini di capacità di fornire risposte adeguate ai bisogni dei cittadini.
Pure in questo caso siamo in mezzo al guado: sebbene le nuove aziende sanitarie stiano muovendo i primi passi e siano certi i tagli, non è del tutto chiaro cosa si voglia fare sul territorio, dove dovrebbe essere migliorata la rete tramite i centri di assistenza primaria capaci di ridurre la pressione sugli ospedali.
Laura Stabile segretaria regionale di Anao – Assomed, sigla che rappresenta i medici dirigenti, non nasconde la forte preoccupazione per come la riforma della sanità regionale sta procedendo.
“In gran parte al momento la riforma è inapplicata, perché i centri di assistenza primaria aprono a rilento, mentre le aziende sanitarie devono approvare gli atti aziendali che dovrebbero essere adottati entro il 30 settembre. In tale occasione si prenderà atto delle disposizioni regionali in materia di posti letto e dirigenti. Nel frattempo il territorio annaspa, vittima della riduzione di finanziamenti in corso da alcuni anni, perché le aziende sanitarie sotto pressione hanno finito per penalizzare proprio il territorio pur di mantenere a livelli adeguati l’operatività degli ospedali. Attendiamo ancora di capire quali saranno i costi dei Centri di assistenza primaria che dovrebbero essere aperti ogni 30 mila abitanti e fornire assistenza medica e infermieristica nell’arco delle 24 ore. Per questione di puro buon senso, se si vuole ridurre i ricoveri, bisogna capire quanto costa curare a casa e poi mettere in grado il territorio di assistere le persone a casa. E questo prima di intervenire sugli ospedali, dove invece le chiusure e le riduzioni di posti letto sono già iniziate. Per altro, l’organizzazione a livello territoriale è ancora tutta da inventare. Il rischio concreto è che si abbandoni le certezze garantite dall’ospedale per inoltrarsi in terre inesplorate, dato che non c’è alcun progetto dettagliato di organizzazione sul territorio, di formazione e di funzionamento delle strutture nelle quali vanno per altro coinvolti i medici di base. Tanto per essere ancora più chiara, stanno andando avanti con i tagli senza avere ben chiare quali saranno le conseguenze per la gente, in termini di capacità del sistema sanitario di far fronte alle sue necessità”.
La creazione dei centri di assistenza primaria è una delle colonne portanti della riforma. Al loro interno saranno ospitati i servizi di assistenza primaria e specialistica con la creazione degli ambulatori dei medici di medicina generale, dotati di autonomia organizzativa (agenda, accettazione e prenotazione) e gestionale del paziente , il punto prelievi di laboratorio, gli ambulatori specialistici, la diagnostica ecografica, i servizi sociali, quelli distrettuali, i servizi di salute mentale, i servizi delle dipendenze e, infine quelli di prevenzione.
“La prima fase è la più delicata – ci ha spiegato il consigliere regionale del Pd Vittorino Boem, che ha seguito da vicino la discussione della riforma a Trieste – e il rischio maggiore riguarda proprio il territorio che si deve riorganizzare, mentre gli ospedali continueranno comunque a operare. E’ il momento di rimboccarsi tutte le maniche per fare in modo che siano superate le criticità”.