Sarà davvero la festa del lavoro. Non è un controsenso, in tempi che restano di profonda crisi, ma un messaggio che nasce dalla consapevolezza che solo con il lavoro il Paese e il Friuli possono ripartire. Questo il messaggio che i segretari territoriali di Cgil, Cisl e Uil lanciano alla vigilia del Primo Maggio. Un Primo Maggio segnato ancora dallo sfregio dalle aperture di molti, troppi, esercizi commerciali, come denunciano compatti i sindacati, ma anche dal ritorno al corteo di Cervignano, cui le sigle confederali non poterono dare il consueto apporto l’anno scorso per la concomitanza con la manifestazione nazionale di Pordenone.
«Non è un ritorno all’unità, perché è un’unità che non è mai venuta meno», dichiara il segretario della Cgil Udine Alessandro Forabosco, che sottolinea i grandi temi del Primo Maggio: «In primis un’emergenza lavoro che il jobs act non ha attenuato, tutt’altro, e di fronte alla quale chiediamo risposte efficaci sul territorio. Dalla Bassa, con le scommesse del rilancio del polo chimico di Torviscosa e del bacino dell’Aussa Corno, fino all’Alto Friuli, dove il salvataggio della Coopca deve diventare la battaglia di un’intera comunità e non solo dei soci, dei lavoratori e del mondo della cooperazione. L’altro grande tema è quello della solidarietà di fronte a due grandi emergenze come quella dei profughi e del terremoto in Nepal: emergenze verso le quali una terra come il Friuli, che ha conosciuto sia l’emigrazione che il terremoto, non può restare indifferente».
Solidarietà e accoglienza, dunque, ma soprattutto unità del lavoro e per il lavoro. Questo il concetto su cui insiste il leader della Cisl udinese Roberto Muradore: «Il corteo di Cervignano – dichiara – è il momento di ritrovo non solo per il sindacato, ma per un’intera comunità che nel segno del lavoro supera i tradizionali confini della rappresentanza sindacale. La partecipazione al corteo di associazioni datoriali come Cia e Confartigianato è anche un appello a una maggiore coesione, per contrastare una deriva del capitalismo verso schemi ottocenteschi, dove le logiche della rendita e della speculazione prevalgono sempre più spesso, purtroppo, su quelle della produzione e del lavoro».
«Ripartire dal lavoro si può, ma solo se il sindacato continuerà a svolgere un ruolo di primo piano». A ribadirlo il segretario provinciale della Uil Ferdinando Ceschia: «Oggi più che mai – dichiara – è necessario un messaggio contro chi vuole mettere alle strette il sindacato, tentazione tutt’altro che sopita non nostro Paese. Non è un’autodifesa, la nostra, ma la consapevolezza che senza il sindacato non può esserci una giustizia, democrazia e partecipazione: valori, questi, che vanno difesi con forza in un momento in cui molti vedono nella cancellazione dei diritti la scorciatoia per uscire dalla crisi».
Questi i temi della manifestazione, che nel pomeriggio lasceranno spazio solo alla festa e alla musica con l’inedito concerto di piazza Venerio, a Udine, in programma a partire dalle 17. Cinque i gruppi che saliranno sul palco, locali (Joe e i suoi fratelli, The Crash, Mountain Shack, Red Storm e dei Cinque uomini sulla cassa da morto), intervellati da spazi musicali affidati alla selezione di alcuni tra i più noti dj della regione. Ad aprire il programma, alle 17, le canzoni del Coro della Resistenza. Breve la parentesi istituzionale, affidata da Cgil, Cisl e Uil ai messaggi di un lavoratore, uno studente e un rappresentante dell’associazione Per la Costituzione di San Daniele. Previsti anche i saluti del sindaco Furio Honsell.