Si allontana ancora la possibilità di giustizia per le famiglie delle 13 studentesse Erasmus che, nella notte del 20 marzo 2016, persero la vita nell’incidente stradale di Freginals, alle porte di Tarragona, in Spagna. Tra loro c’era anche la 26enne di Venzone, Elisa Valent. Il gip del Tribunale di Amposta, in Catalogna, infatti, ha nuovamente archiviato la causa contro l’autista del pullman, Santiago Rodriguez Jimenez, perché, a suo giudizio, non ci sarebbero elementi sufficienti per accusare il guidatore.
Lo scorso novembre, il giudice istruttore del Tribunale catalano aveva già archiviato il caso, senza nemmeno ascoltare la testimonianza dell’uomo, unico iscritto sul registro degli indagati. Il tribunale di Amposta aveva stabilito che non fosse stato commesso alcun delitto, dal momento che non erano stati riscontrati guasti meccanici, la guida era stabile e la velocità adeguata. L’autista, un 62enne dipendente della ditta Autocares Alejandro, che stava effettuando il trasporto da Valencia a Barcellona, era risultato negativo ai test sull’alcol e le droghe, non stava usando il telefono e aveva regolarmente svolto la sosta.
Dopo aver interrogato il guidatore, il nuovo giudice è giunto alle stesse conclusioni. Santiago Rodriguez Jimenez ha dichiarato che aveva riposato durante la sosta, non si era addormentato al volante ed era in condizioni idonee alla guida. A suo dire, quindi, l’incidente sarebbe stato provocato dalla pioggia.
Il gip ha sposato la sua tesi e ha rinviato le parti a una possibile causa civile.
I parenti: una decisione incredibile. “Faremo ricorso”
La decisione è stata accolta con stupore e rabbia dai familiari delle vittime. “Siamo allibiti e senza parole”, ha detto la mamma di Elisa Valent, Anna Bedin. “Aspettavamo la comunicazione della data del processo e, invece, ci è caduta questa tegola. Una decisione che non capiamo assolutamente”.
Domani, ricorrerà un anno e mezzo dalla tragedia e i parenti delle vittime non intendono arrendersi. “Faremo un nuovo ricorso immediatamente. Non ci fermiamo”, continua Bedin. “Vogliamo giustizia per le ragazze e chiediamo che il Papa, il Presidente della Repubblica e del Consiglio ci stiano vicini”.