Tempi grami per la nutria, il grosso roditore originario del Sud America che nel giro di pochi anni ha colonizzato i corsi d’acqua della nostra regione. La Giunta regionale, lo scorso novembre, ha dato il via libera al Piano triennale perlimitare la proliferazione di quest’animale comunemente noto con il nome di castorino. Le stime fatte dall’Università di Udine parlano di almeno 70mila esemplari censiti.
Presente negli allevamenti italiani fin dalla prima metà dello scorso secolo il Myocastor coypus ha fornito per molti decenni le pellicce destinate alle signore che non potevano permettersi capi più costosi. Poi negli Anni ’70 la crisi del settore e alcune sciagurate iniziative di liberazione nell’ambiente, sia da parte di alcuni allevatori sia di animalisti, hanno causato un vero e proprio disastro ecologico data la prolificità ed estrema adattabilità di questo animale e la sostanziale assenza di predatori naturali.
In passato erano già state intraprese campagne di contenimento, ma nel 2014 la nutria è stata declassata da specie selvatica ad “animale infestante” al pari dei topi e dunque i piani di controllo sono stati demandati ai Comuni “determinando – come si legge nella relazione allegata alla delibera regionale – oltre alla frammentazione dei referenti, un’applicazione discontinua e disomogenea del prelievo”. In pratica il castorino a ripreso a moltiplicarsi creando non pochi problemi dal punto di vista ecologico e di sicurezza idraulica visto che le sue tane indeboliscono le arginature.
Consorzi, agricoltori e cacciatori coinvolti nel progetto di contenimento
Il Piano che durerà fino al 2020 punta al contenimento di questa specie sull’intero territorio regionale incluse le aree protette, da attuare in stretta collaborazione con i Consorzi di bonifica cui spetterà il compito di individuare le aree maggiormente interessate anche avvalendosi del supporto di personale abilitato inviato dalla Regione e con gli agricoltori ai quali, se già titolati di licenza di caccia sarà data la possibilità di intervenire direttamente a patto che rispetti le regole del Piano e che dia comunicazione all’Ispettorato forestale competente per territorio oppure inoltri a tale ufficio specifica richiesta di intervento.
Gli agricoltori potranno anche essere autorizzati dagli Enti gestori dei Parchi e Riserve regionali per i territori di loro competenza.
L’abbattimento diretto potrà dunque essere effettuato da personale del Corpo forestale regionale e dalle guardie comunali munite di licenza di caccia; dal personale di Vigilanza degli Enti di gestione per i Parchi; dalle guardie volontarie munite di licenza di caccia; da operatori appositamente selezionati titolari di licenza di caccia abilitati da Provincia o Regione, dotati di giubbotto di riconoscimento ad alta visibilità; dagli agricoltori in possesso dell’abilitazione all’esercizio venatorio e licenza di porto di fucile ad uso caccia validi nel perimetro dell’azienda agricola in proprietà o in conduzione ,dotati di giubbotto di riconoscimento ad alta visibilità; da cacciatori durante l’esercizio dell’attività venatoria esclusivamente nei territori loro assegnati per l’esercizio della caccia, nei periodi e negli orari consentiti dal calendario venatorio (3° domenica di settembre – 31 gennaio) e nel rispetto degli ulteriori vincoli previsti dal medesimo calendario.
Quanto ai rischi cdi scambiare per nutrie le lontre che faticosamente e lentamente hanno ripreso a colonizzare il territorio regionale, il Piano prevede che al fine di escludere possibili abbattimenti accidentali di questo animale, causati dalla sua somiglianza morfologica alla nutria e dalla sovrapposizione degli ambienti frequentati, è proibito l’abbattimento diretto con arma da fuoco della nutria nei comprensori anche venabili ove sia stata segnalata la presenza della lontra. L’Amministrazione regionale si impegna in tal senso a comunicare agli istituti di protezione e di gestione faunistico-venatoria le aree di presenza della Lontra dove va escluso l’abbattimento diretto di nutrie.