Quando nel 1606 venne fondata col nome di ‘Accademia degli Sventati’, per iniziativa di Alfonso Antonini e di un gruppo di rappresentanti di spicco della cultura e società friulana, in tutto il Nordest esistono solo un paio di esempi simili. Da allora – specie nel secolo ‘dei lumi’ – rappresenta il naturale riferimento culturale del Comune di Udine, che la consulta per pareri su questioni di arte, letteratura e storia relativamente a scelte cittadine. Dal 1868 la nuova denominazione: ‘Accademia di Scienze Lettere ed Arti di Udine’.
Martedì 23 gennaio, nell’attuale sede di Palazzo Mantica, in via Manin, con una prolusione di Maiko Favaro dell’Università di Friburgo su ‘Una misteriosa Accademia udinese nel Cinquecento’, la cerimonia di inaugurazione del 412° anno accademico di quello che è stato luogo di aggregazione per l’élite cittadina culturalmente più attiva. “L’Accademia non è un club cui ci si iscrive – spiega l’attuale presidente, Massimo Bortolotti – Si viene ‘cooptati’ in base al curriculum di studi, l’ingresso avviene previa conferenza, o ‘lettura’, che permette di diventare ‘socio e corrispondente’ e, partecipando ai vari appuntamenti nel corso dell’anno, socio ordinario. Noi siamo i ‘continuatori’ dell’Accademia del ‘600: è quello che dicevano già nel ‘700”.
Istituzione all’avanguardia in vari ambiti, pubblica gli ‘atti’ ininterrottamente da 150 anni
Derivazione, come punta a dimostrare l’intervento che aprirà l’anno, di precedenti centri studi cittadini, nei quattro secoli di storia l’Accademia ha mantenuto la sua identità proponendosi come istituzione all’avanguardia in vari campi del sapere letterario, artistico e scientifico, abbracciando anche, sull’ondata di rinnovamento dell’Illuminismo, il settore dell’agricoltura e accogliendo alcuni dei maggiori esponenti della cultura cittadina: Pacifico Valussi, Jacopo Pirona, Gabriele L. Pecile, Vincenzo Joppi, Emilio Girardini, Enrico Morpurgo, Carlo Someda de Marco, Giovan Battista Corgnali e, più di recente, Gaetano Cola e Bruno Londero.
“Una parte consistente dell’attività si trova negli ‘Atti dell’Accademia’, che riportano i testi delle letture dei singoli anni accademici, pubblicati regolarmente da 150 anni e in via di digitalizzazione. Ma ci sono state anche altre iniziative, come quelle per il centenario della Grande guerra, o i volumi su Quintino Sella ed Ettore Gilberti, mentre il prossimo lavoro – anticipa il presidente – sarà dedicato proprio a Londero. E non dimentichiamo che all’interno dell’Accademia è contenuta anche una biblioteca di pezzi rari”.
Vissuto senza eccessivi traumi il passaggio dalla cultura ‘per l’élite’ a quella ‘per le masse’, l’Accademia ha trovato da un paio di anni una sua collocazione anche normativa come ‘associazione temporanea di scopo’ all’interno di un progetto triennale ribattezzato Icf, Identità culturale del Friuli: una rete che comprende Deputazione di storia patria per il Friuli, Istituto ‘Pio Paschini’ per la storia della Chiesa, Università Popolare di Udine, Filologica e Accademia San Marco di Pordenone. Quasi immutato (salvo il restyling effettuato a suo tempo da Someda De Marco) pure il logo dell’Accademia, che riporta il motto dantesco ‘Non è qua giuso ogni vapore spento’ e rimanda a un tempo in cui, per entrare tra gli accademici, era necessario assumere uno pseudonimo.