Pochi mesi fa avevano ristampato ‘I Senzastoria’ di Tito Maniacco, un titolo assente da decenni dalle librerie friulane, diventato però punto di riferimento per una lettura diversa delle vicende della regione. Continuando in questa operazione di recupero di testi fondamentali del passato, più o meno prossimo, le Edizioni Biblioteca dell’Immagine di Pordenone hanno deciso di togliere dall’oblio un altro classico letterario legato alla nostra terra.
Il ‘Viaggio in Carnia’ del veneto Giovanni Comisso, tra i più importanti letterati del Novecento italiano, scrittore e giornalista nato a Treviso nel 1895 e scomparso nel 1969, collaboratore di riviste (L’Italiano, Il Mondo…) e quotidiani (Corriere della Sera, Il Giorno e Il Gazzettino), vincitore di numerosi premi (il Bagutta nel 1928, il Viareggio nel 1952, lo Strega nel 1955 e il Puccini-Senigallia nel 1967), è una delle tante testimonianze della letteratura ‘di viaggio’ dell’autore. Scrittore estroso e ‘irregolare’ per i tempi, definito “autore da vela e non da scrittoio”, Comisso girò il mondo e anche l’Italia dagli anni ’20 ai ’50, raccontando un Paese che non esisteva più, andando dove i treni non arrivavano, visitando località dimenticate alla scoperta di un Paese lontano dalle rotte turistiche, ma che sotto le sua penna diventava ogni volta un’avventura.
Itinerario umano e letterario in un territorio immutato nel tempo, anche nella sua anima
Compresa la Carnia, una specie di amore d’infanzia, testimoniato dallo stesso autore in apertura del volume: “Nella mia giovinezza, di ritorno da una villeggiatura in Carinzia, alla fine dell’estate, scendendo in treno per la Valle del Fella verso Udine, nell’ora prossima al tramonto, ci si fermò a una stazione che porta questo nome: ‘Stazione per la Carnia!’ Mio Padre mi indicò un’ampia vallata che si apriva sulla destra e mi disse che là dentro a essa si estendeva la Carnia, terra di gente tenace e di ottimi formaggi.”
Nei 16 capitoli del libro, intervallati da una sezione dedicata alla civiltà contadina della montagna friulana, con disegni dell’autore, Comisso accompagna il lettore degli anni ’50 – e anche quello di oggi – nella Carnia più profonda, “terra sconosciuta per me e che mi risultava lontana, chiusa tra altre e informi montagne”, tra rocce, valli, vette, storie di vita vissuta. Un viaggio umano e letterario dentro una terra per molti aspetti ruvida e immutata nel tempo, dove il filo rosso è il lavoro dei contadini e la resistenza all’emigrazione. Non un volume dai tratti turistici, ma un’opera dedicata alle fatiche del popolo carnico e ad una natura “quasi lunare, un paesaggio che fa pensare sia quello stesso da Leonardo (da Vinci, ndt) rappresentato nello sfondo della Gioconda e della Vergine delle Rocce”.
“Nei secoli – spiega nell’introduzione il curatore del volume, Massimiliano Santarossa – la Carnia è stata considerata terra misteriosa e ai confini di confini già sperduti. Né italiana, né tantomeno veneta e anche poco friulana. Terra di boschi, montagne e di, luoghi selvaggi popolati da persone considerate ‘strane’. Non stupisce che agli inizi del ‘900 il padre dell’autore la indicasse al figlio come una terra da ‘scoprire’. E’ così che, con Comisso, torniamo a conoscere e capire la Carnia: anche se i decenni sono passati, l’anima è rimasta intatta, comunque poco scalfita. A chiudere il volume, un breve testo che riporta alla memoria una pagina drammatica ancora poco conosciuta: quella dell’occupazione da parte dei cosacchi, cui Hitler promise questa terra (la Kosakenland) come preda di guerra, prima del tragico esito: il suicidio collettivo nella Drava nel maggio 1945.