Si sono confrontati principalmente sul valore culturale del plurilinguismo, sui diversi modelli di tutela e le diverse pratiche di successo per l’insegnamento delle lingue minoritarie in Europa i professori, docenti universitari ed esperti di fama internazionale giunti a Cividale del Friuli dall’Italia e dall’estero per il convegno d’avvio del progetto Rush (acronimo di Re and Up Skilling Horizons).
Dopo il saluto delle autorità – Daniela Bernardi, vicesindaco del Comune di Cividale, Laura Rizzi per l’Università di Udine, Maria Pia De Luca per l’Ente Friuli nel Mondo, Maria Paola Floreancig e Paola Cencini dell’Ufficio scolastico regionale, Federico Vicario presidente della Società Filologica Friulana, e Pietro Fontanini, presidente della Provincia di Udine – l’evento si è aperto con l’illustrazione di obiettivi, motivazioni e azioni concrete che saranno realizzate durante i tre anni del progetto, a cura di William Cisilino di Arlef (Agenzia regionale per la lingua friulana) e di Patrizia Pavatti del Convitto ‘Paolo Diacono’ (che assieme al Comune di Cividale coordinano il percorso progettuale).
Oltre a esprimere un vivo entusiasmo per l’iniziativa autorizzata e finanziata dalla Commissione Europea come progetto strategico Erasmus Plus, Pavatti ha ricordato che “per la prima volta sarà concretizzata una ricerca azione a livello europeo con l’obiettivo di realizzare importanti opere di ingegno trasferibili e sostenibili per la qualificazione del docente plurilingue con inserimento a pieno titolo delle lingue minoritarie nel piano dell’offerta formativa. Questo convegno è stato un’occasione preziosa per mettere a confronto le pratiche educative delle lingue minori di diversi Stati europei e le differenti modalità di tutela del plurilinguismo, a cui riconosciamo una valenza europea tutt’altro che trascurabile. Non dimentichiamo inoltre che questi confronti favoriscono lo sviluppo di un senso di cittadinanza attiva e consapevole verso una dimensione interculturale, che è il nostro futuro”.
Nella prima parte della mattinata si è innestato l’intervento del professor Giovanni Agresti (Università degli Studi di Napoli Federico II) – uno dei più rilevanti esperti a livello accademico sulla questione delle lingue minoritarie – sul valore storico e culturale del plurilinguismo inserito nel contesto europeo. É seguito l’intervento del professor Michele Gazzola (Humboldt-Universität zu Berlin) – studioso a livello internazionale sulla pianificazione linguistica e sui riflessi economici delle politiche linguistiche – centrato sulla prospettiva storica del sostegno finanziario europeo alle lingue minoritarie.
Nella seconda parte della mattinata sono state presentate alcune pratiche di successo, come il modello di insegnamento nelle Valli Ladine della Provincia autonoma di Bolzano esposto dal professor Roland Verra (Intendenza Ladina della Provincia di Bolzano) a cui è seguito l’intervento di Antonella Ottogalli (Società Filologica Friulana). La professoressa Mara Mannella (Università di Almeria), che ha lavorato per la Commissione Europea e ha seguito con attenzione il tema delle lingue minoritarie, ha portato il suo contributo in tema di politiche linguistiche della UE e degli Stati Europei.
Protagoniste del pomeriggio alcune riflessioni sui modelli di tutela delle lingue minoritarie nel settore dell’istruzione, sia in Italia sia all’estero. In particolare, la testimonianza del prof. Gabriele Iannacaro (Università di Milano-Bicocca) – linguista riconosciuto e curatore di una ricerca sulle lingue minoritarie per il Ministero dell’Istruzione – sul modello di insegnamento delle lingue minoritarie previsto dalla legge 482/99. Secondo l’Art. 2 della stessa, “la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo”. Inoltre, come riporta l’Art. 4, “nelle scuole elementari e nelle scuole secondarie di primo grado, é previsto l’uso anche della lingua della minoranza come strumento di insegnamento”.
Anche i paesi esteri seguono un modello di insegnamento delle lingue minoritarie, come il metodo galiziano illustrato dalla professoressa Noemi Alvarez Villar (Comunità Autonoma della Galizia) e il modello di insegnamento adottato dai Comuni italofoni della Croazia, esposto dal professor Maurizio Tremul (Unione Italiana).
Rush è un progetto triennale Erasmus+ finanziato dall’Ue e proposto da 8 partner istituzionali: al Convitto, ad Arlef e al Comune si sono uniti l’ente Regione Galizia (Spagna), due scuole della Regione Galizia e la Croazia (Unione delle minoranze e scuola di Rovigno). Scuole ed enti locali di livello provinciale, regionale e transnazionale, per un coinvolgimento complessivo di 3 Paesi (Italia, Spagna e Croazia). Obiettivo primario di Rush è quello di analizzare, approfondire e sviluppare le tematiche relative alle competenze da mettere in atto da parte dell’insegnante plurilingue in Europa con l’utilizzo della lingua minoritaria.
Il percorso progettuale prevede meeting transnazionali, attività di ricerca-azione nelle scuole primarie e secondarie, formazione dei docenti e attivazione di scambi per alunni. Due sono gli output previsti nei tre anni: la realizzazione di una Linea Guida per il docente plurilingue in Europa e la creazione di un Centro Risorse europeo per la comunità di pratica professionale. La Linea Guida sarà realizzata in lingua inglese, italiana, spagnola, croata, friulana e galiziana e sarà finalizzata a definire i titoli riconosciuti al docente plurilingue in Europa, creare moduli formativi attraverso l’apprendimento integrato di lingua e contenuto e ad aumentare le opportunità occupazionali dei docenti in Europa. Il centro risorse ospiterà i materiali per l’insegnamento plurilingue, prodotti dai docenti, che saranno a disposizione di tutte le scuole.
Ogni anno sarà organizzato un evento moltiplicatore per la diffusione dei prodotti e il coinvolgimento nel processo di tutti gli stakeholders, formazione docenti e scambi di alunni per la costituzione di una classe plurilingue. I partecipanti al progetto sono i dirigenti scolastici, i docenti, gli alunni di età 6-14 anni (anche migranti, disabili, con bisogni educativi speciali di tipo linguistico, socio-culturale e famigliare), gli amministratori locali (provinciali, regionali, transfrontalieri), le famiglie, gli enti di formazione e i soggetti del territorio, per un totale di 15.000 partecipanti diretti e indiretti.
“Esprimo viva soddisfazione per il concreto avvio del progetto – ha dichiarato il presidente dell’Arlef, Lorenzo Fabbro -. Siamo convinti che le importanti attività che verranno sviluppate nell’ambito di Rush contribuiranno ad affiancare e ad arricchire, attraverso scambi e contributi con i partner delle altre regioni d’Europa, quanto si sta già facendo per rafforzare competenze, formazione dei docenti nonché moderne modalità di apprendimento delle lingue – friulano compreso – nelle scuole del nostro territorio”.
“É con gioia che diamo il benvenuto a Cividale del Friuli agli illustri ospiti e partecipanti al progetto Rush. Abbiamo la consapevolezza di accoglierli in una città che guarda con orgoglio alla sua ricca e importante storia passata, ma che è protesa verso un futuro di città moderna in Italia e in Europa”, ha osservato Catia Brinis, assessore alle politiche sociali ed istruzione del Comune di Cividale del Friuli. “A Cividale del Friuli, crocevia e punto d’incontro delle civiltà latina, tedesca e slava, ogni anno vengono realizzate importanti iniziative culturali che fanno incontrare e dialogare uomini e donne di lingue, culture, tradizioni diverse. La lingua e l’identità di un popolo e di una terra sono valori fondanti di una comunità: la civiltà friulana, formatasi e sviluppatasi per oltre due millenni in questa appartata ma viva parte dell’Europa centrale, trova l’espressione più evidente e compiuta della propria individualità nella lingua friulana”.