Presentazione nella Capitale, giovedì 28, del progetto Dolomiti Contemporanee, nato nel 2011 nel contesto delle Dolomiti-Unesco tra le regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige. Laboratorio d’arti visive in ambiente, che nei primi quattro anni di attività si è distinto nel panorama nazionale come caso innovativo nell’ambito della rigenerazione e del rebranding culturale, sarà illustrato al MACRO – Museo d’arte contemporanea di Roma, da Gianluca D’Incà Levis, ideatore e curatore del progetto, e dagli artisti Andrea Dojmi e Sandra Hauser, che racconteranno la loro partecipazione.
Attraverso il lavoro di artisti e curatori (oltre duecento nelle prime quattro edizioni) e una riflessione culturale ed artistica fortemente rinnovativa rispetto ai temi, spesso frusti, di montagna e paesaggio, diversi grandi siti inerti sono stati riavviati e trasformati in centri di produzione artistica. Fabbriche abbandonate, complessi d’archeologia industriale dismessi, spazi e luoghi chiusi da crisi e sciagure – come nel caso emblematico del Nuovo Spazio di Casso, nell’area del Vajont, la principale componente friulana del progetto – hanno ripreso vita, attrezzati con residenze artistiche e laboratori, nutriti dalle attività critiche e creative.
Ognuno dei siti riesumati da Dolomiti Contemporanee è straordinariamente stimolante, per caratteristiche intrinseche e nel rapporto con la potente natura verticale delle montagne. Autentici cantieri di lavoro e sperimentazione, nei quali il lavoro degli artisti assume la funzione ulteriore di valorizzare e riabilitare la risorsa inutilizzata, i progetti hanno visto di recente il concorso artistico internazionale ‘Twocalls for Vajont’. Un doppio concorso organizzato per dimostrare come l’arte contemporanea sia in grado di produrre immagini concrete, coinvolgendo personalità significative dell’arte e delle cultura e agendo su simboli ‘forti’ come, nel caso specifico, la Diga del Vajont.