Non ha mail, né cellulare, e quando va a presentare uno dei suoi libri in giro per l’Italia, torna subito a casa perché non gli piace dormire in albergo. Dopo essere entrato tardi nel mondo della letteratura, da post-cinquantenne come il corregionale Paolo Maurensig, o il caso letterario anni ’70 Stefano d’Arrigo, l’udinese classe 1944 Lino Leggio, nato vicino a Tolmino e profugo nelle ‘case Fanfani’ del dopoguerra, dal 1999 a oggi ha scritto 15 romanzi compreso l’ultimo ‘Preda’. Il suo esordio vero e proprio 20 anni fa, con un racconto presentato nel ‘98 a un concorso letterario, ‘Storie rock di provincia’.
Centinaia di serate in giro per l’italia, ma senza il telefonino
“Già, tutto parte da quel concorso – racconta – A 54 anni scrivo una decina di paginette di una storia vera che mi ha cambiato e segnato la vita, che poi diventerà ‘Lui non è qui!’, il mio incontro con Elvis, una specie di diario. Nessuno mi conosceva, avevo usato lo pseudonimo Li noleggio, lo stesso di oggi, e mi sono detto: chi lo leggerà mai? Invece ho vinto e non mi sono fermato”.
Quello che è successo dopo lo sappiamo. E prima?
“Facevo l’insegnante di sci d’inverno, di windsurf d’estate e di judo in autunno. Poi ho conosciuto mia moglie, messo su famiglia e indossato giacca e cravatta per lavorare, ma non ho mai smesso di leggere. Già alle elementari scrivevo i temi per i compagni di classe per 10 lire: 5 per il gelato, 5 per il cinema dei preti. Alle medie vincevo i premi della Cassa di risparmio: libretti da 50 mila lire, quando mio padre lavorava in ferrovia per 130 mila al mese”.
La Udine del dopoguerra, la passione per la montagna e per la ‘Julia’ sono le linee guida, potremmo dire i ‘filoni’, dei 15 libri pubblicati. Un modo per restare fedeli al passato?
“E’ vero: da ‘La banda della cataste’, in cui ho saldato un debito con la città di Udine a ‘Herr Eiger’, che celebra l’altra mia grande passione, sono tutti libri personali e alla fine c’è sempre un pezzo di me che se ne va. Però mi sono accorto di aver scritto troppo: mi serve un anno di pausa, anche se ho già un nuovo progetto, diverso da tutti gli altri”.
Dopo 20 anni è il momento dei bilanci: quali le soddisfazioni maggiori?
“Aver conosciuto grazie ai miei libri gente come Messner, Bonatti, Mario Rigoni Stern, aver presentato le mie storie in centinaia di serate, dalle biblioteche di montagna con persone ai teatri da mille posti. Ma anche sentir dire i registi Carlo Mazzacurati e Pupi Avati che la mia scrittura sembra fatta dietro una cinepresa”.
‘Preda’ tratta ancora argomenti bellici, ma dalla parte di una donna. Fossimo al cinema, lo chiameremmo uno ‘spin off’ della trilogia sulla ‘Julia’, anche se parla di argomenti attuali, concludendo che la vita stessa è una guerra.
“Non è cambiato nulla: anche oggi c’è gente, e non penso solo agli esaltati dell’Isis ma a persone che ho conosciuto, che va a combattere dall’altra parte del mondo. La mia però è la storia di una donna, la finlandese Leena, che decide di combattere dopo aver perso tragicamente il marito. Il succo è che le donne sono il vero sesso forte e, inoltre, che la forza della disperazione ti spinge a trovare la forza che non credi di avere, come è successo a me quel giorno di quasi 60 anni fa, su quel lago ghiacciato in Germania…”.