“La battaglia per l’autonomia della Camera di Commercio di Pordenone non è una questione di campanile ma di giustizia e la soluzione non può essere burocratica ma politica. Pordenone ha lo stesso diritto di esistere di Trieste o di Udine e i tempi sono stretti, al massimo tre settimane. Non ci arrenderemo mai, se servirà organizzeremo iniziative clamorose per richiamare tutte le Istituzioni, le stesse che solo qualche settimana fa in campagna elettorale, ma anche dopo (il riferimento è al Presidente della Regione Fedriga), sono venute qui a garantire il proprio impegno. La politica faccia le sue scelte poi trovi le modalità per porle in essere”.
All’indomani della decisione del Tar del Lazio di rigettare la sospensiva proposta contro l’accorpamento disposto dal decreto Calenda, ma soprattutto di tempi che si comprimono sempre più, il Presidente di Unindustria Pordenone, Michelangelo Agrusti, è un fiume in piena: “Non c’è mai stato un pregiudizio di natura territoriale in ciò che abbiamo sempre assiduamente sostenuto, siamo i fautori della proposta di una Camera unica con sede a Trieste; le cose, purtroppo, anche a causa dell’approvazione di un emendamento avvenuta nottetempo all’insaputa dei parlamentari, sono andate in maniera differente”.
Il Presidente ha sottolineato con forza che Pordenone non ha mai avuto uno spirito cocciutamente di parte, settario, provinciale e anche, passando alla strettissima attualità, “che nella composizione del nuovo Consiglio Camerale designato dal Commissario ad acta, a Udine spettano 26 posti e a Pordenone soltanto 4. La logica bulimica degli apparentamenti, di là del Tagliamento, ha contagiato tutti, fors’anche i colleghi di Confindustria. Noi di Unindustria, che di posti ne abbiamo tre, non daremo alcuna disponibilità, alcun nome. E credo che Confartigianato locale farà lo stesso”.
Per Agrusti quello della Cciaa è l’ultimo tassello di un processo sistematico di deistituzionalizzazione del Pordenonese che rischia di giungere a una delle sue tappe conclusive proprio nel cinquantenario dalla morte di Lino Zanussi, artefice assieme a Savio e Locatelli di un grande movimento partito dall’industria dipanatosi poi a tutte le articolazioni istituzionali. “Un Ente, la Cciaa – ha detto ancora – che lavora bene, con i conti a posto, i cui organi di governo operano senza percepire un quattrino, un volano non soltanto per le imprese, che sono le uniche a finanziarlo, ma per la diffusione della cultura nel territorio, per la sua promozione in ambito internazionale ed al quale è collegato un nodo logistico-viario strategico per la Destra Tagliamento che è l’Interporto Centro Ingrosso”.
La proposta pratica di Unindustria, ora, nelle poche ore a disposizione, è rivolta alla Regione la quale, sempre secondo piazzetta del Portello, con una specifica iniziativa attraverso la Paritetica, potrebbe chiedere allo Stato la competenza in materia di ordinamento delle Camere di Commercio. “Tenuto conto che lo Statuto di Autonomia agli articoli 4 e 5 attribuisce potestà legislativa alla Regione in tutti i settori economici che afferiscono alle Camere di Commercio, ci sono i presupposti per procedere con norma di attuazione all’ottenimento dallo Stato la competenza legislativa in tema di ordinamento delle Camere di Commercio” ha detto ancora Agrusti. Aggiungendo che “si tratta di un percorso che non comporta oneri per lo Stato e al contempo pone la Regione nella condizione di poter legiferare per realizzare un riassetto condiviso delle Camere nel territorio del Fvg, superando contrapposizioni e migliorando i servizi a supporto delle attività economiche e produttive”.
In attacco di conferenza stampa, Agrusti ha ricordato il senatore Ettore Romoli, amico, riferimento che capiva la nobiltà della politica, “ci associamo al dolore della famiglia e delle istituzioni per la perdita di un amico, tra gli ultimi interpreti di una politica mite in un tempo in cui tutto è urlato”.