Flessione dei prezzi nei comparti più importanti del settore agricolo regionale: da quello del latte alla stalla, a quello dei suini vivi, fino alla diminuzione del prezzo delle uve alla raccolta e al vero e proprio tracollo dei prezzi dei cereali e della soia.
A darne notizia è la Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) del Friuli Venezia Giulia. “All’origine del crollo dei prezzi – spiega il direttore Ennio Benedetti – vi è certamente il calo dei consumi alimentari a causa della stagnazione della domanda interna, ma non va sottovalutato neppure l’impatto negativo di misure contingenti, quali l’embargo dell’Unione Europea nei confronti della Federazione Russa. Se a questi fattori aggiungiamo le condizioni meteorologiche avverse che hanno caratterizzato la stagione estiva, il quadro che emerge è fortemente critico: le imprese agricole della regione rischiano seriamente di chiudere la propria attività”.
La crisi dei mercati, secondo la Cia, colpisce in questo momento soprattutto le aziende più strutturate e quelle che hanno introdotto innovazioni importanti; quelle cioè che hanno maggiormente investito.
A portare qualche dato è la cooperativa “La Buona Terra”, che evidenzia come con i 14 euro al quintale chiesti per il mais e i 31 euro a quintale per la soia, sia pressoché impossibile, per le imprese agricole, far quadrare i conti. Secondo la cooperativa, che opera nel cervignanese, senza un’adeguata valorizzazione delle nostre produzioni, competere con gli altri produttori mondiali è del tutto illusorio.
La Cia ritiene paradossale che, da un lato, venga vietata la coltivazione di mais e soia GM e che, dall’altro, il mais e la soia del territorio, tanto elogiati in tutte le circostanze, vengano pagati come il mais GM importato, i cui costi di produzione sono nettamente inferiori. Non è dunque un caso, secondo la Cia, che in Italia (primo produttore d’Europa) il 95% della soia sia importata e sia GM.