La Banca di Manzano chiuderà l’anno con un utile sopra i 4 milioni di euro che utilizzerà per aumentare un già alto livello di patrimonializzazione, superiore a cento milioni di euro e ben più alto dei parametri imposti da Banca d’Italia. È indubbiamente un bel modo per completare i festeggiamenti per i 60 anni dell’istituto di credito cooperativo guidato dal presidente Silvano Zamò e dal direttore Angelo Zanutto (nella foto).
Attualmente la raccolta diretta è pari a 600 milioni di euro, in crescita del 7% rispetto all’anno scorso, mentre gli impianti sono a quota 500 milioni, in lieve crescita dell’1% in uno scenario generale, però, che è viceversa in calo.
Dopo il cambio di governance, cinque anni fa, la banca ha recuperato i valori del credito cooperativo, sottolinea Zamò, differenziando l’attività non più solo nel sistema produttivo della sedia, ma anche in altri settori e altri territori, essendo oggi presente nelle province di Udine, Gorizia e anche Trieste. Massima trasparenza e modello organizzativo Lean, aggiunge Zanutto.
Questo ha consentito non solo di mettere in sicurezza i conti, riassorbire le forti esposizioni nei confronti di aziende entrate in crisi, ma anche redistribuire risorse sostegno di associazioni e gruppi di volontariato, ollre 300mila euro all’anno, e realizzare iniziative concrete a favore del territorio. Come Future Factory, per esempio: si tratta di gli spazi nella filiale udinese di piazzale XX Settembre messi a disposizione gratuitamente a 12 start-up ideate da giovani. È un’iniziativa presa a modello dal sistema nazionale delle Bcc e che Banca di Manzano replicherà da aprile del prossimo anno anche nella propria sede di Gorizia.