Il Gruppo Danieli si prepara ad aprire nei prossimi mesi officine meccaniche anche in Vietnam, Usa e Centro America. In questa maniera punta a crescere in mercati in crescita nella domanda di impianti siderurgici. In Vietnam, per altro, è già da diversi anni presente con una società di progettazione ingegneristica. Si tratta di attività per il momento dedicate al service, ma che potranno svilupparsi anche sul fronte di nuovi impianti.
Questo è solo uno degli elementi della strategia del gruppo friulano, che dopo un triennio di calo del mercato dall’anno scorso ha visto aumentare ordini e ricavi. Una buona mano l’ha data la politica dei dazi, che ha spinto i produttori di diversi Paesi a investire sui propri stabilimenti per soddisfare la domanda ‘regionale’.
“Anche l’esercizio in corso darà molte soddisfazioni – ha commentato il presidente Gianpietro Benedetti a margine della presentazione del bilancio – ipotizziamo una crescita del 10 per cento”.
Le previsioni aziendali parlano di un esercizio 2018/19 con ricavi consolidati per 2.750/2.850 milioni di euro, un Ebitda per 220/230 milioni e portafoglio ordini tra 2.900 e 3.100 milioni.
Però Benedetti ha anche dichiarato che Danieli è in una fase in cui deve cambiare, per farsi trovare pronta al 2020, anno su cui anche gli analisti non fanno previsioni ottimistiche.
La differenziazione geografica, come appunto gli investimenti in nuovi siti produttivi, si integra ai nuovi risultati in termini tecnologici, spinti sempre più verso una siderurgia flessibile, a basso costo e a basso impatto ambientale.
Nella foto: il presidente Gianpietro Benedetti attorniato da giornalisti