I dati statistici affermano che nel 2014 sono state effettuate in Italia 71 miliardi e 353 milioni di ore di lavoro non retribuito per attività domestiche, cura di bambini, adulti e anziani, volontariato, aiuti informali tra famiglie e spostamenti legati allo svolgimento di tali attività. Parliamo di oltre tranta miliardi di ore in più rispetto a quelle di lavoro retribuito stimate nei contratti nazionali. Almeno il 71% di queste ore sono state appannaggio delle donne, dato che dimostra in maniera incontrovertibile come la figura femminile continui a sobbarcarsi una mole di lavoro preponderante dentro le mura domestiche.
Queste statistiche, per altro, non tengono conto di un altro tipo di lavoro: quello fatto per integrare il reddito famigliare, magari legato a un solo percettore dopo che la donna è stata licenziata.
Si tratta di un settore grigio difficile da far emergere perchè spesso sconosciuto al fisco, fatto di prestazioni occasionali sempre nell’ambito delle cure domestiche in altri nuclei famigliari, di piccoli lavori su commissione, che si tratti di bomboniere, oggetti da regalo o piccole lavorazioni dove è richiesta comunque una buona dose di manualità. Una cosa è certa: stare a casa non significa smettere di lavorare.
Donne, artigiane a tempo perso
Nel 2014 sono state effettuate in Italia 71 miliardi e 353 milioni di ore di lavoro non retribuito per attività domestiche, cura di bambini, adulti e anziani, volontariato
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