Può apparire l’ennesimo paradosso di un cambiamento socioeconomico i cui dettagli, evidentemente, non sono ancora ben chiari neppure agli amministratori pubblici. La Regione ha istituto nel 2006 il fondo di garanzia per i precari, per consentire cioè a chi ha lavori saltuari di poter accedere al credito. Nel 2010, poi, è stato ampliato anche ai cassintegrati, per poter avere un’anticipazione bancaria dell’indennità. In tutti questi anni, però, nonostante le migliori intenzioni non è mai decollato.
In quasi otto anni, infatti, sono state appena 380 le domande presentate, di cui 357 accolte, per un valore di finanziamenti garantiti pari a 1,3 milioni di euro. Attualmente, sono in corso soltanto 70 finanziamenti per un valore di poco superiore ai 127mila. Il fondo ha una dotazione di un milione di euro, che per l’effetto moltiplicatore darebbe garanzie addirittura a nove milioni di euro di prestiti. A questo punto viene da chiedersi, dopo tanti anni e l’aggravarsi della crisi occupazionale, perché questo strumento non funziona e, quindi, correggerlo oppure chiuderlo e indirizzare le risorse ad altri fronti, sempre nell’interesse della fasce deboli della popolazione.
Il fondo è gestito da Mediocredito Fvg, ma le domande possono essere presentate in tutti gli sportelli delle 22 banche convenzionate, di cui però sette non hanno mai trattato nemmeno una pratica. In verità, alcuni istituti propongono tassi vantaggiosi, attorno all’1%, altri più onerosi, fino al 5,7 per cento.
Le garanzie consentono a precari, disoccupati e cassintegrati di ottenere finanziamenti per l’acquisto di beni durevoli, come gli elettrodomestici, per il credito al consumo, oppure per l’anticipazione dell’ammortizzatore sociale. In verità, è quest’ultimo motivo quello più frequente, rappresentando il 70% delle domande presentate in tutti questi anni.
‘Riflessione’ a fine anno
“È vero – conferma l’assessore regionale al Lavoro Loredana Panariti – se nel primo anno di attività, quando ancora non si parlava di crisi, il fondo era partito bene, con un centinaio di domande, nel 2013 sono state presentate appena 25. Nostra intenzione è di fare a fine anno una seria riflessione assieme alle parti sociali e alle banche. È indubbio che il precariato dal 2006 sia aumentato ed è per questo che, prima di chiuderlo, intendiamo capire come rendere questo strumento più appetibile”.
Posizione condivisa anche da Orietta Olivo della Cgil, che siede nel comitato di gestione del fondo.
“Va fatto un ultimo tentativo per farlo conoscere – dichiara – certamente sconta problemi di non facile soluzione, a partire dalla restrizione delle stesse banche nell’erogazione di finanziamenti, a prescindere dalla garanzia regionale. Inoltre, credo che un precario o disoccupato neppure cerchi soldi in prestito, per incapacità di programmare il suo futuro. Un precariato che è ormai diventato cronico sterilizza ogni ambizione”.