La fotografia economica del Friuli Venezia Giulia rispecchia molti degli elementi di criticità osservabili anche a livello nazionale e nel Nordest che, però, possono essere inquadrati in una prospettiva di miglioramento congiunturale. In tal senso, le previsioni del Servizio Studi e Statistiche di Federcasse per il prossimo triennio (2015-2017), presentate recentemente a Udine da Stefano Di Colli, ipotizzano una crescita del Pil regionale vicina all’1% annuo fino al 2017 e leggermente più intensa che nel resto della nazione, dove le stime parlando dello 0,9% nel 2015 contro lo 0,8%; dell’1,5% nel 2016 contro il 1,2%; dell’1,35% nel 2017 – in calo per l’esaurirsi dell’effetto del Quantitative Easing della Bce – contro lo 1,2 per cento.
La ripresa sarebbe trainata dalle esportazioni, che stanno già ripartendo, e dal marginale recupero dei consumi, in crescita a tassi inferiori all’1% grazie anche alla stabilizzazione della disoccupazione. Quest’ultima dovrebbe aver vissuto nel 2014 il suo anno peggiore, con l’8% quale massimo raggiunto in media d’anno, per ridursi gradualmente fino a un livello che, nel 2017, sarebbe comunque ancora circa il doppio di quello pre-crisi, ovvero il 6,7% contro il 3,4% del 2007.
Per quanto riguarda l’industria bancaria friulana, la dinamica dell’economia regionale appena descritta trainerebbe anche la ripresa della domanda di credito nell’orizzonte 2015-2017, in parte già osservabile soprattutto per le famiglie consumatrici. Gli impieghi, che registrano una crescita dello spazio di mercato da parte delle Bcc regionali (16,5%), sono decresciuti in misura significativa nel 2013 pari al 2,9% e nel 2014 con l’1,9%, salirebbero tra l’1,5% e il 2,5% annuo fino al 2017. Anche l’intensità creditizia (rapporto impieghi su Pil) rimarrebbe stabile su valori in linea con quelli attuali, attorno al 115 per cento.