Se le ‘mine fiscali’ rappresentate dalle clausole di salvaguardia dovessero scoppiare, quanto dovrebbero pagare le famiglie? A fare i conti in tasca ai contribuenti ci ha pensato l’Osservatorio nazionale di Federconsumatori, che ha calcolato la ricaduta della crescita di accise sui carburanti (benzina e gasolio) e dell’aumento delle aliquote Iva.
Partiamo dall’Imposta sul valore aggiunto, che dovrebbe passare nel 2016 dal 10 al 12%e dal 22 al 24 a seconda dei beniconsiderati, per passare poi dal 12 al 13 e dal 24 al 25 nel 2017 e dal 25 al 25,5 nel 2018. Ebbene, per la famiglia media la lievitazione della tassazione indiretta comporterebbe nel 2016 un esborso ulteriore di 437 euro (176 per il passaggio dal 10 al 12% e 261 per la crescita dal 22 al 24), nel 2017 di altri 223 euro (90 per l’aliquota più bassa, 133 per quella più alta) e di 67,18 euro nel 2018. La crescita delle accise sui carburanti, a regime, comporterà un ulteriore esborso di 28 euro.
Tuttavia, questi sono solamente gli effetti diretti. Crescendo accise e Iva, salirebbero anche i costi di produzione e di trasporto, che equivalgono ad altri 87 euro. Sommando le varie componenti, alla fine la famiglia media dovrebbe sborsare 842 euro all’anno in più. Ma se consideriamo la famiglia composta da 3 persone, il conto sale a 955 euro. Senza contare, come sottolinenano i vertici di Federconsumatori e dusbef, i possibili effetti depressivi di tali provvedimenti: i soldi per pagare l’aumento della tassazione, infatti, dovrebbero essere sottratti al budget per le spese familiari, con conseguente contrazione dei consumi e ridimensionamento delle entrate previste.