Un progetto, curato dall’Ocse e ispirato alle azioni di sviluppo locale del suo Programma Leed (Sviluppo Locale dell’Economia e dell’Occupazione), che mira a definire nuovi modelli di sviluppo per il comparto manifatturiero, settore centrale e cardine delle economie dei territori delle province di Udine e Pordenone, che ha sofferto pesantemente lo stravolgimento di sistema causato dalla crisi. L’obiettivo? Consentire al Friuli di spostarsi velocemente dal “porre domande sul futuro” a “fare proposte sul futuro”, sulla base di una serie di azioni, che saranno messe in campo nei prossimi mesi: un’analisi della situazione congiunturale, un confronto con modelli di sviluppo applicati in aree internazionali dalle caratteristiche analoghe a quelle friulane, l’elaborazione partecipata di scenari e pareri sugli strumenti e le modalità più utili a una riconfigurazione del sistema produttivo locale nel prossimo decennio.
Il progetto “Nuova Manifattura” è una delle tre declinazioni del progetto Friuli Future Forum pronte a partire con l’autunno ed è promosso dalle Camere di Commercio di Udine e di Pordenone assieme all’Assessorato alle Attività produttive della Regione, con il coordinamento e la supervisione dell’Ocse.
Un’inedita, nuova rete di collaborazione concreta fra economie, istituzioni e territori, dunque, a livello locale ma di respiro regionale e internazionale.
Nuova Manifattura è stato presentato stamattina nella Camera di Commercio di Pordenone dai presidenti camerali pordenonese e udinese Giovanni Pavan e Giovanni Da Pozzo e dall’assessore regionale Sergio Bolzonello. Con loro, il project manager di Fff Renato Quaglia e Chiara Mio (nella foto), docente del dipartimento di management dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, che coordinerà il lavoro a livello locale.
L’obiettivo finale riguarda il disegno di un possibile nuovo modello di manifattura per questa regione, un modello capace di competere sul piano nazionale e internazionale, un piano di azione concordato con le policy regionali ed europee, con un nuovo approccio strategico.
“L’Ocse non ci fornirà modelli astratti da interpretare e adattare – ha spiegato Mio – al contrario collaborerà con noi per garantirci un confronto internazionale e per conoscere direttamente la nostra realtà e i nostri imprenditori. Il progetto è destinato ad avere ricadute nei prossimi 3-5 anni ed è una risposta per impegnarci a una riconfigurazione in una prospettiva abbastanza corretta. Questo progetto è una via assolutamente originale e credo infatti sia arrivato il tempo per risposte a medio temine. Sarà mio compito selezionare un campione di imprese più rappresentative e altri interlocutori del territorio che non si interfacceranno solo con me, ma parleranno anche con Ocse, in presa diretta. Per un 10% l’Ocse si impegnerà ad analizzare l’esistente, e forniremo una serie di dati, analisi e studi che già proficuamente sono stati elaborati e che forniscono una fotografia completa del territorio. Ma per la maggior parte del tempo Ocse interloquirà direttamente con i nostri imprenditori, e da un lato, grazie alla sua visione internazionale, capirà a quali altre zone d’Europa e del mondo noi siamo affini e ci suggerirà un confronto con quelle che già hanno messo in atto con successo un loro percorso di riconfigurazione. Dall’altro, con la terzietà che solo un occhio esterno può garantire, Ocse ci aiuterà a recuperare, identificare, rinnovare, potenziare e valorizzare i punti di forza della nostra economia, supportandoci nel mettere in pratica una trasformazione proficua e produttiva”.