“Regione e sindaci si adoperino per ottenere dai governi sloveno e croato risposte certe e immediate sulle condizioni in cui opera la centrale nucleare di Krsko e rassicurazioni sulla nuova centrale da 1.600 megawatt che dovrebbe sorgere nella stesa area”.
A chiederlo, attraverso una serie di mozioni-gemelle presentate nelle rispettive assemblee di appartenenza, sono Elisa Barbuto e Fabio Veronese (Movimento 5 Stelle Porcia), Giulia Fiorillo (M5S Fontanafredda) e David Bessega (del Movimento di Sacile).
L’azione è stata intrapresa a seguito delle indicazioni del portavoce eletto alla Camera, Aris Prodani, dopo un confronto nell’assemblea dello storico Meetup Pordenone 5 Stelle, il cui coordinatore è l’europarlamentare Marco Zullo.
“Lo stato dell’impianto desta preoccupazione per la sua vetustà – spiegano i portavoce pentastellati – e i parametri di misurazione del rischio sismico adottati non risultano adeguati. Non solo: l’incidente del 25 ottobre 2013 ha causato danni di natura meccanica alla struttura e la Repubblica di Slovenia intende costruire nella stessa zona una nuova centrale da 1.600 megawatt, come previsto nel suo Piano Energetico del 2011”.
Elementi che preoccupano anche la comunità pordenonese, che si trova ad appena duecento chilometri di distanza dalla centrale, anche per le tappe che stanno caratterizzando le fasi propedeutiche alla costruzione del nuovo stabilimento: lo studio di verifica di sismicità per il secondo impianto infatti, era stato commissionato all’Istituto Francese per la Sicurezza Nucleare, che aveva giudicato inadatto il sito a causa dei movimenti tellurici prodotti da faglie (parere in un primo momento secretato). Probabilmente a seguito di questo le autorità slovene si sono successivamente rivolte ad altro consulente, la statunitense Rizzo associates Inc.
“Il governo e le istituzioni italiane devono farsi parte attiva, rendendo partecipi i propri cittadini della situazione della centrale slovena. A tal fine credo sia necessario un impegno preciso affinché si concretizzi un coinvolgimento dell’Italia e delle sue istituzioni scientifiche – conclude Prodani -“.
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