Quando all’inizio degli Anni ’80 un gruppo di ambientalisti si oppose ai lavori di regimazione del fiume Ledra, citò tra le motivazioni che rendevano indispensabile la salvaguardia del suo ambiente anche il fatto che si trattava di un corso d’acqua ideale per la lontra.
Non è certo che questo magnifico animale sia tornato a colonizzare il Ledra, ma quegli ambientalisti seppero guardare avanti. Perché la lontra in Friuli Venezia Giulia è tornata davvero. Anzi, di questo passo, sempre che l’uomo non le sbarri nuovamente il passo, non dovrebbe passare molto tempo prima che qualche fortunato la veda all’opera anche sulle sponde del placido fiume di risorgiva. Che la lontra stia ricolonizzando il Friuli è confermato dalla recente pubblicazione di uno studio su ‘Gortiania’ rivista scientifica di botanica e zoologia edita dal Museo friulano di storia naturale a firma di Luca Lapini, Luca Dorigo, Paolo Glerean e M. Manuela Giovannelli, dove si fa il punto della situazione sullo status di alcune specie protette dalla direttiva comunitaria Habitat. Ormai è accertata la presenza di alcune coppie stanziali lungo il torrente Slizza dove il ricercatore Marco Pavanello, del Therion Research Group, ha riscontrato nel marzo del 2014 un elevato livello di marcatura da parte delle lontre. Grazie alla collaborazione fra Therion Research Group e specialisti del Museo friulano di storia naturale, le ricerche sono poi proseguite e hanno consentito di dimostrare che nel bacino danubiano friulano oggi vivono quattro-sei lontre, ritenute probabilmente la popolazione sorgente degli animali investiti sul Medio Tagliamento nel 2011 e 2012.
I primi avvistamenti
“Un grosso maschio – si legge nella pubblicazione – è stato investito l’11 settembre 2011 tra le paludi di Urbignacco di Buja e le paludi di Bueriis di Treppo Grande. La data è passata alla storia per aver segnato il ritorno della lontra in Friuli Venezia Giulia, ma in realtà di quel maschio di 4-6 anni non rimane che lo scheletro conservato nelle collezioni del Museo friulano di storia naturale”. Del ritrovamento inatteso si occupò allora Luca Lapini che confermo come con ogni probabilità si trattasse di un esemplare alla ricerca di nuovi territori da colonizzare. “Lo studio del suo Dna ha suggerito che l’animale provenisse dalla Carinzia, ma le ricerche subito avviate nei dintorni non hanno consentito di individuare altre presenze. Dopo meno di un anno, il 10 agosto 2012, un’altra lontra investita a Trasaghis ha rinforzato l’impressione che il maschio di Treppo Grande non fosse solo”.
Tarvisiano colonizzato
In tutto il Tarvisiano le marcature sono ormai numerose. Tracce sicure di presenza della lontra sono state rilevate anche ad una ventina di chilometri, a Cave del Predil, verosimilmente lasciate da un altro individuo. Per il nostro ambiente si tratta sicuramente di un ritorno importante, ma i ricercatori sono preoccupati per le possibili conseguenze delle campagne di contenimento della nutria effettuate con lo sparo notturno. Visto l’elevato rischio di abbattimento di lontre nel corso delle battute notturne col faro, la pratica dovrebbe essere immediatamente sospesa, ma neppure l’uso di trappole, se sufficientemente vigilate fornisce garanzie, mentre le barriere presenti lungo i fiumi e gli investimenti stradali rappresentano altri pesanti ostacoli all’espansione della specie.