Vita dura per grappe e distillati, il cui consumo è penalizzato non soltanto dalla paura dell’etilometro, ma anche da troppi miti ancora da sfatare. A suo modo cerca di farlo l’Anag, ovvero l’associazione assaggiatori grappa e acquaviti, organizzando corsi appositi per imparare a riconoscere e degustare prodotti di qualità.
“Di questi prodotti si sa ancora troppo poco – commenta il presidente regionale Enzo Di Zorzi – si pensa alla grappa solo quale correzione del caffè. La sua immagine è ancora legata a un prodotto di 20-30 anni fa, più aggressivo e meno raffinato rispetto a oggi”.
Fiuto per le differenze
Di acqua(vite) ne è passata, quindi, sotto i ponti. Un esempio, ricorda Di Zorzi, è che oggi ancora pochi conoscono la differenza tra grappa e distillato di uva, spesso confondendo i due prodotti. La prima viene prodotta attraverso la distillazione della vinaccia, mentre la seconda partendo dall’acino fresco, il che consente di ottenere uno spirito più morbido e profumato. Inoltre, va anche aggiunto che mediamente la gradazione è scesa, consentendo un consumo dei distillati che non metta a dura prova il tasso alcolico. Per esplorare tutto questo l’Anag organizza appositi corsi. Quello di primo livello, normalmente in primavera, è rivolto ad appassionati, operatori del settore quali baristi, enotecari e ristoratori per insegnare loro a degustare un buon prodotto con un’attenta analisi sensoriale. La frequenza al corso di primo livello consente l’accesso a quello di secondo, per conseguire la patente di assaggiatore Anag. Attualmente, in Friuli Venezia Giulia i ‘patentati’ sono una cinquantina e possono partecipare alle commissioni dei vari concorsi.