Il secondo quinquennio dell’era Honsell è ormai agli sgoccioli e a fine aprile i cittadini saranno chiamati a eleggere la nuova amministrazione. Dopo cinque anni, qual è la situazione del centro del capoluogo friulano? Lo abbiamo chiesto a Hosam Aziz, consigliere delegato di quartiere proprio per la Udine ‘dentro le mura’. Già segretario cittadino del Pd, partito dal quale è uscito a metà 2015, Aziz ha espresso l’intenzione di non ricandidarsi alle prossime elezioni.
Partiamo dalla situazione complessiva: in questi 5 anni cosa è cambiato in centro?
“Dal punto di vista amministrativo, sono state fatte alcune cose positive. Mi riferisco all’apertura del parcheggio di piazza I maggio, inserito in un progetto complessivo per il centro storico. Tuttavia, tale opera strategica andava rafforzata con la rivisitazione del ruolo di Giardin grande e dei posteggi a raso, oltre che con la pedonalizzazione del centro. In mancanza di tutto ciò, il cittadino non ha percepito la sua importanza. La pedonalizzazione, punto cardine del programma della maggioranza, andava realizzata a inizio mandato. La cosa non è stata affrontata con coraggio e determinazione”.
E dal punto di vista economico?
“Stiamo uscendo dalla crisi e Udine ne beneficia, grazie anche ad alcune iniziative imprenditoriali che stanno caratterizzando il centro, che si sta trasformando, a differenza dei centri commerciali, sempre più in vetrina di prodotti di alta qualità. Il Comune, però, ha pochi meriti: è vero che sostiene tale processo con qualche iniziativa (penso al black friday o alla notte bianca), ma va a rimorchio di altri”.
Restano, però, tanti spazi commerciali vuoti…
“Vero, specie in via Vittorio Veneto. Sarà compito della prossima amministrazione risolvere il problema, che comunque è legato al traffico”.
Come valuta la situazione sociale?
“La presenza in città dei richiedenti asilo ha avuto un impatto negativo sulla percezione della sicurezza. Nella gran parte dei casi, i cittadini hanno vissuto la cosa in maniera benevola, ma qualcuno come elemento di degrado. Udine, comunque, ha dato una risposta civile e non si è sottratta alle proprie responsabilità. La Regione, invece, sulla distribuzione di queste persone avrebbe dovuto riservare alla nostra città un trattamento pari a quello per Trieste e Pordenone. Queste due città, però, erano prossime al voto…”.
La qualità della vita dei residenti?
“Udine ha da tempo una qualità della vita tra le più alte d’Italia. Purtroppo il centro non è attrattivo per i nuovi residenti: servono iniziative più forti per far vivere meglio qesta parte di città. Il marchio di Friuli Doc non basta, è un format vecchio. Abbiamo qui un grande patrimonio culturale che è sacrificato per questa grande sagra. Non ce l’ho con Friuli Doc ma, ripeto, non può essere quello il marchio della città”.
Tre cose di cui è contento?
“Il rifacimento dei marciapiedi in via Chinotto e il mantenimento della biblioteca e della sede circoscrizionale, di cui rivendico il merito. Inoltre, è positiva l’apertura del servizio di ‘baby parking’ in via Vittorio Veneto”.
Le occasioni mancate dal Comune?
“Il sottopasso della stazione non è stato riqualificato per l’ottusità del Pd e dell’assessore competente. Inoltre, mi ripeto, non è stata fatta la pedonalizzazione del centro, occasione assolutamente persa. Avrei voluto che le piazze Duomo, Venerio e XX settembre assumessero una funzione di luogo di aggregazione per giovani e anziani, ruolo che ancora non hanno”.
Quali sono le sfide che la prossima amministrazione dovrà affrontare?
“Credo nel privato e nelle genialità e nell’originalità che un imprenditore, il quale ha il polso della situazione del centro più degli stessi residenti, può mettere in campo. Al Comune è mancata la capacità di ascolto delle categorie economiche, che spesso si sono lamentate di subire scelte prese altrove. Ciò non deve più succedere. Dietro a questa situazione vedo la volontà di spostare l’intrattenimento fuori dal centro, leggi Stadio Friuli”.