Ha ancora senso parlare di ‘questione friulana’, formula che nella sua visione “definisce il mai risolto rapporto fra il Friuli, nella sua complessità geografica storica e linguistica, e le diverse forme assunte dallo Stato italiano?”.
La domanda, e la risposta articolata in quasi 300 pagine, la pone il volume appena pubblicato ‘Ripensare la nazione‘ di Giorgio Cavallo, per quindici anni consigliere d’opposizione in Regione e per dieci anni assessore all’Urbanistica e alla Mobilità al Comune di Udine nei due mandati di Sergio Cecotti. Il libro, edito dall’Associazione Patto per l’Autonomia e presentato ieri nella sede della Regione dall’autore – introdotto dal consigliere regionale Claudio Violino – insieme al coordinatore dell’associazione Massimo Moretuzzo, sindaco di Mereto di Tomba, arriva 36 anni dopo “La nazione Friuli”, un testo che fu pubblicato da Cavallo nel 1980 insieme ad Adriano Ceschia e Piercarlo Begotti.
Oggi “i cambiamenti globali della società e dell’economia, congiuntamente alla crisi degli stati nazione, aprono lo spazio a una rivisitazione della questione friulana e agli obiettivi dei movimenti politici che vogliono farne riferimento”, ha spiegato Cavallo. Egli un’idea della direzione da prendere ce l’ha e la mette a disposizione in questo scritto che interpreta come un “documento di discussione”. A fronte di una “deriva centralizzatrice italiana” e “allo stallo dei rapporti trans statali nella stessa Europa”, secondo Cavallo “l’esodo dal sistema politico italiano e la costruzione di forme nuove di aggregazione di rappresentanza del territorio diviene un imperativo che la stessa cronaca ci indica”.
Il volume è diviso in cinque parti: la prima ha un approccio storico alla “questione friulana; la seconda affronta il tema del “ritardo-assenza” nella costruzione dello stato nazione friulano; la terza delinea una coesistenza di modelli economici per una riappropriazione delle leve di sviluppo da parte del territorio; la quarta colloca la “questione friulana” in una prospettiva europea e la quinta declina il tema da un punto di vista politico-istituzionale.
“Un libro che consideriamo il regalo di un patto generazionale”, ha detto Moretuzzo, ricordando che quando nel 1980 usciva il libro di Cavallo andava all’asilo. “Abbiamo bisogno di uno sguardo critico sulla storia dell’autonomia e dell’autonomismo – ha aggiunto – per consolidare una soggettività politica che abbia la forza di farsi sentire e di discutere in uno dei prossimi momenti fondamentali per la regione, quando bisognerà adeguare lo Statuto di autonomia alla riforma costituzionale che sta per essere approvata definitivamente dal Parlamento”.