Geremia Gomboso, sindaco di Lestizza, aveva minacciato le dimissioni già in passato a causa di una pianta organica che faceva acqua da tutte le parti. Poi aveva corretto il tiro, decidendo di portare a termine il mandato che scade il prossimo anno.
Rientrata la minaccia delle dimissioni, restano i problemi. “Facciamo quello che possiamo e rischiamo la galera”, tuona Gomboso. “A Lestizza ci dovrebbero essere 17 dipendenti, ma di fatto ce ne sono 10. Non ci sono gli addetti alla ragioneria, mancano una persona in segreteria e una figura e mezza all’ufficio tecnico. Sto rischiando del mio e ne sono consapevole, ma il Comune deve garantire degli adempimenti e allora ci proviamo…”.
Gomboso ha scritto a Prefetto, Procura, a tutte le istituzioni, insomma, ma, dall’agosto 2016 l’emergenza è disastrosa. E il primo cittadino di Lestizza prevede un anno di vere e proprie pene, proprio perché con l’esodo di oltre un migliaio di dipendenti verso la Regione, gli enti locali, negli ultimi 4 anni, hanno perso qualcosa come il 34% della forza lavoro.
“Come Lestizza, si trovano nelle stesse condizioni Comuni come Pocenia, Trivignano Udinese e Palazzolo dello Stella, per citare solo i casi più eclatanti, ma ci sono un’altra cinquantina di municipi nelle stesse condizioni. E ricordo che i dipendenti assunti nell’anno del terremoto in Friuli, il 1976, a breve andranno in pensione… Allora ci sarà un’ulteriore tegola per le amministrazioni comunali friulane”.
Lo stesso Gomboso, tra l’altro ex sindacalista, ritiene che il contratto dei lavoratori della pubblica amministrazione vada differenziato. “Le condizioni per un dipendente che lavora in un comune come Ligosullo rispetto a quello di Roma – conclude Gomboso – sono nettamente diverse”.