L’Assemblea della comunità linguistica friulana è nata quasi per accontentare chi chiedeva di avere un organismo di rappresentanza delle minoranze del Fvg. A proporre le Assemblee di comunità linguistica (oltre alla friulana ci sono anche quelle slovena e tedesca), infatti, furono nel 2014 un gruppo di sindaci. Probabilmente, allora si pensava che questi organismi sarebbero rimasti sulla carta o quasi, viste anche le norme che le regolano: la loro costituzione prevede una convenzione dei sindaci dei Comuni con presenza di minoranze linguistiche (è dunque necessario un passaggio in Consiglio comunale) e per loro non ci sono fondi ad hoc (“Il funzionamento – recita il comma 4 dell’articolo 22 della legge regionale 2 del 2014 – non comporta oneri aggiuntivi per l’amministrazione regionale e per gli enti locali”). Insomma, par di leggere tra le righe, createle pure, ma arrangiatevi per farle funzionare.
E, invece, l’Assemblea – il solo organismo a rappresentare la minoranza friulana dopo la soppressione delle Province che in passato avevano svolto tale compito, anche se in alcuni casi in maniera conflittuale – ha ‘tradito’ le aspettative e ha riscosso un buon successo. Ai 55 sottoscrittori iniziali se ne sono ggiunti altri 46, per raggiungere quota 101. Vale a dire, quasi il 58 per cento dei 175 Comuni interessati. Anche se nel novero mancano ancora alcuni Comuni importanti, tra i quali Pordenone, Gemona, Spilimbergo e Cividale.
Per quanto riguarda le altre due Assemblee, quella tedesca è in fase di costituzione, così come quella slovena, che però deve affrontare una situazione ben più complessa e a diversi livelli. E una volta diventate operative, le tre Assemblee potranno fare, come auspica il presidente dell’organismo friulano, Diego Navarria, un lavoro di squadra e dare un’unica voce alle minoranze.
E che le Assemblee – deputate “alla valorizzazione e alla salvaguardia della coesione territoriale, sociale ed economicadelle comunità linguistiche”, come recita la legge 26 – possano diventare un soggetto politico non marginale lo dimostra l’ordine del giorno dell’assemblea che si terrà in sala Ajace a Udine sabato 4. A Palazzo D’Aronco (ma prima ci sarà un momento simbolico con la deposizione di fiori sulla tomba del patriarca Bertrando) si parlerà dell’attività passata in difesa della minoranza (collegi dell’Italicum, riforma della Rai che non contempla la minoranza friulana, friulano a scuola, casi Sappada e Cinto Cao Maggiore) e di quella futura. In questa sede, tra le proposte ci saranno sia richieste strutturali (per esempio, avere un segretario che si occupi dell’assemblea), sia proposte di promozione, come l’adozione da parte dei Comuni dei Piani di politica linguistica. I vertici dell’Assemblea assicurano che si faranno sentire al Consiglio delle autonomie locali sulle leggi che incidono sulle minoranza. Ma chiariscono subito che l’organismo è istituzionale e per questo non deve affiancare alcuna forza politica: sarebbe la sua fine. Per il futuro, l’obiettivo è di essere trainanti rispetto alle altre due Assemblee e far partecipare anche i Comuni friulanofoni del Veneto.