Bankitalia fa luce su Mediocredito Fvg. Gli ispettori sono arrivati a Udine per capire che succede e, soprattutto, cosa è successo nell’istituto controllato dalla Regione, che in questi anni ha tribolato molto per tenere in piedi la banca. Le indiscrezioni dicono che la trattativa infinita con Iccrea non avrebbe più molte chances. Sembra che gli ispettori vogliano vederci chiaro sull’aumento di capitale di circa 32 milioni conseguente a una perdita straordinaria da cartolarizzazione di circa 53 milioni di euro. La Holding del credito cooperativo dovrebbe entrare nel capitale di Mediocredito rilevando le quote della Fondazione Crt, delle Bcc locali e della Regione sfilando all’ente il controllo. Il passaggio dovrebbe rilanciare il gruppo grazie alle competenze del nuovo management targato Iccrea che dovrebbe soppiantare il vecchio. Il condizionale è d’obbligo e dipenderà dalla serrata ed estenuante trattativa.
L’aumento di capitale previsto è di 32 milioni, pochi rispetto alle perdite del 2015
Il piano regionale è chiaro: rilanciare la banca con un nuovo management per competere e dare all’intero comparto produttivo uno strumento forte, rendendo l’istituto uno dei fulcri più importanti dell’asset del Fvg. Ma i dubbi in Bankitalia, su queste e altre operazioni, pare siano numerosi. Soprattutto sulla disponibilità dei soci che, pur aprendo generosamente il portafoglio, non avrebbero ricevuto utili, dimostrandosi alla fine poco efficaci nell’azionare la leva dello sviluppo: le aziende finanziate oscillano tra le 3.000 e 3.200 e quasi tutte del Fvg, con solo 8mila clienti che depositano online. Insomma, le migliorie tanto attese in fatto di raccolta non si sono avverate. Anzi, la situazione pare diventata ancora più difficile per condizioni del mercato, crisi economica, debiti pregressi e management che da anni non si rinnova. La Regione, con l’assessore ed ex rettore dell’Università di Trieste Francesco Peroni, si prodiga con l’aumento di capitale previsto di 32 milioni, ma l’operazione non tiene conto della nuova perdita di gestione corrente di circa 39 milioni nel 2015 che probabilmente maturerà anche nel 2016. Poi ci sono i crediti deteriorati, quasi 320 milioni. La situazione non è rosea e nemmeno verde: è nera.
Stando ai rumor la visita di Bankitalia si è renderà probabilmente necessaria e si dice che avverrà molto presto, così si chiariranno le cose, così l’importante istituto regionale potrà riprendere il cammino. Questi sono gli auspici di tutti in Regione, in primis della governatrice Debora Serracchiani che del risanamento ha fatto un punto d’onore, nominando alla presidenza l’ex rettore dell’Università di Udine Cristiana Compagno, che in questi anni ha cercato una soluzione al problema.
La complicata situazione viene da lontano e che coinvolge più gestioni e più attori di dentro e fuori regione: dai politici ai sindacati ai gruppi industriali e finanziari, non ultimi quelli di pressione. L’istituto è sempre stato la cassa di tante imprese e ditte che hanno fatto la fortuna propria e della Regione. La banca ha ‘in pancia’ tanti politici ed ex amministratori pubblici, ora dipendenti molto ben remunerati, che sembrano non temere per il futuro. La Regione, in fondo, ha sempre provveduto e forse provvederà anche stavolta.