“Chi reclama l’election day, facendo valere il risparmio che ne deriverebbe, non dice tutta la verità sugli effetti che ne discenderebbero sul bilancio della Regione”. Lo afferma l’assessore regionale alle Finanze, Francesco Peroni, illustrando le ragioni che hanno convinto la Giunta a considerare inammissibile l’ordine del giorno che chiedeva alla presidente della Regione di attivarsi con il Ministero dell’Interno per indire l’election day per le elezioni politiche, regionali e amministrative in Friuli Venezia Giulia, nel 2018.
“Infatti, a questo punto del calendario e alla luce della disciplina in materia – spiega Peroni – presupposto per consentire lo svolgimento congiunto delle consultazioni elettorali, nazionali e regionali, sarebbero solamente le dimissioni della Presidente”.
“Se questa è la condizione, si deve avere l’onestà di aggiungere che le dimissioni della presidente Serracchiani – prosegue l’assessore – comprometterebbero il perfezionamento degli accordi finanziari con lo Stato: accordi a copertura dei quali la legge di bilancio nazionale ha previsto – a favore della Regione Autonoma – uno stanziamento di 120 milioni per il 2018 e per il 2019, e che attendono, proprio nelle prossime settimane, la definizione dei relativi contenuti pattizi. In assenza di tale risultato – inesorabilmente compromesso da eventuali dimissioni della Presidente – le risorse di cui si tratta rimarrebbero tecnicamente inutilizzabili e, con ciò, inattuabile ogni connesso, potenziale investimento a beneficio del nostro territorio.
Per Peroni “l’impegno chiesto alla presidente della Regione era palesemente estraneo alle sue prerogative costituzionali, posto che l’election day non è materia che la Regione Autonoma possa trattare con il Governo. Va ricordato che, al di là delle anticipazioni di stampa, la data delle elezioni politiche sarà formalizzata dopo che il Presidente della Repubblica avrà firmato il decreto di scioglimento delle Camere: atto che interverrà solamente dopo che il Consiglio dei ministri avrà approvato il decreto che fissa la data delle prossime elezioni e dopo che il Presidente del Consiglio avrà ricevuto dal Quirinale la controfirma dei decreti per la convocazione dei comizi elettorali. Qualora fossero confermate le ipotesi che collocano le elezioni politiche ai primi di marzo, l’election day potrebbe quindi essere indetto solo a seguito delle dimissioni della Presidente della Regione, da formalizzarsi ragionevolmente all’inizio dell’anno”.
“Ebbene, dimissioni così ravvicinate – precisa l’assessore – comprometterebbero irrimediabilmente ogni prospettiva di perfezionamento degli accordi finanziari in elaborazione con lo Stato, congelando sine die una massa di risorse enormemente maggiore del risparmio stimato da una convocazione congiunta dei comizi elettorali, nazionali e regionali”.