Sergio Cecotti e Furio Honsell, gli ultimi due sindaci di Udine, hanno amministrato il capoluogo friulano in periodi molto diversi. Il primo ha guidato la città nei tempi di ‘vacche grasse’, ovvero fino alla vigilia della crisi economica. Il secondo, invece, ha dovuto fare i conti con un periodo di ‘vacche magre’ che, con il passare degli anni, sono diventate sempre più macilente. Tale situazione ha determinato, assieme alle differenze di stile politico e caratteriali, due modi molto diversi di amministrare la cosa pubblica. Tutto ciò nonostante i due appartengano alla medesima area politica di riferimento e ricordando pure che la seconda giunta Cecotti e la prima giunta Honsell avevano ‘in comune’ un terzo degli assessori.
Per paragonare le due amministrazioni, abbiamo messo a confronto i dati di bilancio consuntivo del capoluogo dal 2004 al 2007 e dal 2009 al 2012, escludendo l’anno del ‘passaggio di consegne’, messi a disposizione dal sito Openbilanci.it, dove compaiono i valori reali, ovvero calcolati al netto dell’inflazione, delle entrare e delle uscite.
Boom della spesa corrente
Partiamo dalla spesa corrente. Cecotti mise benzina nel ‘motore’ della macchina comunale per 345,8 milioni di euro, Honsell per 450,1 milioni. Una differenza di 104,3 milioni. A pesare è stato soprattutto il settore del sociale (più 41,8 milioni): la spesa per l’assistenza e per gli asili nido è praticamente raddoppiata. La prima è passata dai 174 euro a cittadino del 2004 ai 309 euro procapite del 2012, la seconda da 21 a 44 euro. Consistente anche l’aumento di spesa per la funzione ‘territorio e ambiente’ (più 29,8 milioni). In questo caso, però, la differenza è dovuta in parte al trattamento dei rifiuti, la cui tariffa è diventata tassa (le maggiori spese sono compensate da maggiori entrate tributarie), in parte alla gestione dei parchi cittadini (dagli 0 euro pro capite del 2004 ai 33 euro del 2012). Il costo dell’amministrazione è salito di 12,7 milioni (95,8 milioni Cecotti, 108,5 Honsell), mentre le spese per cultura, istruzione e sport sono lievitate di circa 5 milioni ciascuna.
In generale, questi soldi sono serviti a pagare di più sia il personale dipendente (21 milioni in più), sia le prestazioni di servizi (più 49,6 milioni) effettuate da terzi, dallo sfalcio dell’erba ai servizi domiciliari, dalle mense all’attività per i giovani. Se il primo aumento può essere attribuito alle variazioni contrattuali, il secondo discende da una scelta politica. Infine, altri 27 milioni sono andati in trasferimenti, per lo più a persone in stato di difficoltà.
Gli investimenti – al netto di quelli per l’ammministrazione, ‘drogati’ dal fatto che, prima della crisi, il Comune utilizzava i soldi liquidi per l’acquisto di titoli di stato a breve termine, così da avere un rendimento superiore a quello della tesoreria -, invece, sono passati da 84 a 74 milioni (‘appena’ 10 in meno). Tutte le voci sono calate, con l’escusione dell’istruzione, passata dagli 11 milioni di Cecotti ai 22 di Honsell.
La generosità di ‘mamma regione’
E veniamo alle entrate. Sul lato dei tributi, le imposte riscosse sono passate dagli 83 milioni ‘cecottiani’ ai 94 ‘honselliani’. Se la pressione fiscale sugli immobili è diminuita di 2 milioni (anche grazie all’abolizione dell’Ici sulla prima casa), è salita quella relativa all’addizionale Irpef (più 9,8 milioni). Va detto che il prelievo fu istituito da Cecotti nel 2006 e che Honsell ha semplicemente mantenuto l’aliquota decisa dal suo predecessore. Non consideriamo le tasse, in quanto la trasformazione della tariffa sui rifiuti in tassa, appunto, non permette il confronto.
Sono paragonabili, invece, i contributi e i trasferimenti pubblici, passati da 182 a 272 milioni. La differenza di 90 milioni è determinata dalla crescita dei contributi regionali. A sorpresa, infatti, ‘mamma Regione’ è stata molto più generosa con Honsell (253,8 milioni) che con Cecotti (162,5 milioni). Questo perché, negli ultimi anni del suo mandato, l’ex governatore Riccardo Illy decise di far compartecipare i Comuni alle entrate di Iva e Irpef.
Honsell, poi, potè godere dell’aumento degli utili delle partecipate, principalmente Net e Amga, che da una parte accrebbero i propri utili, dall’altra distribuirono le riserve. Soldi, questi, che hanno compensato i minori introiti da servizi comunali (meno 8,5 milioni), determinati anche dall’introduzione dell’Isee e, quindi, dall’allargamento di sconti ed esenzioni. Cecotti, invece, potè garantirsi maggiori entrate alienando, in tempi di ‘vacche grasse’, parte del patrimonio comunale (per lo più terreni in Zau, Ziu e Autoporto), incamerando circa 120 milioni.
Debiti
Infine, guardiamo i debiti. In quattro anni, Cecotti ha acceso mutui per 47,2 milioni, Hosell per 67 milioni: una differenza del 41 per cento. Va detto che, nello stesso periodo, il primo ha restituito agli istituti di credito 24,9 milioni, il secondo 47,7 e che, quindi, il ‘saldo’ è più o meno lo stesso. Resta il fatto che, fino a non molto tempo fa, il debito pubblico di Udine, ancorché sostenibile, era il decimo più alto di tutti i Comuni italiani.