Quattro ore fitte di interventi, testimonianze, proposte e idee questa mattina a Venzone alla conferenza programmatica sugli enti locali promossa dal Gruppo di Forza Italia in Consiglio Regionale: protagonisti dell’incontro, i tanti sindaci e amministratori locali azzurri che hanno gremito la splendida sala consiliare del Municipio.
Oltre trenta, gli interventi che si sono succeduti al ritmo di 5 minuti l’uno, e che hanno visto sfilare, solo per fare alcuni nomi, Piero Tononi di Trieste e i sindaci Rodolfo Ziberna, a lungo applaudito per la recente riconquista di Gorizia, Andrea Pozzo di Pasian di Prato, Renzo Francesconi di Spilimbergo, Roberto Ceraolo di Sacile, Pierluigi Molinaro di Forgaria e Igor Treleani di Santa Maria la Longa. Lungo applauso poi quando Riccardo Riccardi ha salutato l’amico Franco Dal Mas, assente per motivi di salute, con “l’augurio di tornare al più presto a dare il suo prezioso contributo al partito”.
Al tavolo, oltre al capogruppo Riccardi – che ha ricordato, dopo l’inno nazionale e tra gli applausi della sala, che “noi siamo qui ad ascoltare, non siamo come la Serracchiani” – i consiglieri regionali Roberto Novelli, Mara Piccin, Elio De Anna e Roberto Marin, l’onorevole Sandra Savino e il vicecoordinatore vicario Massimo Blasoni.
La linea uscita all’unanimità è una sola, come ricordato dal capogruppo: “la parola Uti deve scomparire dal vocabolario di questa Regione, con due punti fermi: l’eliminazione dell’obbligatorietà delle funzioni e la sospensione delle penalizzazioni nei trasferimenti ai comuni. La Giunta prenda atto del fatto che questa riforma è fallita, a partire dalla risposta data dalle comunità alle proposte di fusione tra comuni”.
Di “amministrazione coreana” ha invece parlato l’ex sindaco di Tarvisio Renato Carlantoni, da sempre tra i più attivi oppositori della legge sul riordino degli enti locali, che non ha mancato di sottolineare come il metodo della Giunta sia sempre quello dell’imposizione, si parli di Unioni oppure di migranti che un comune deve accogliere. Di “alternativa di responsabilità” ha invece parlato il sindaco emerito di Gorizia Ettore Romoli: procedere oggi con un colpo di spugna alle riforme della “sciagurata giunta” sarebbe un errore, “occorre delineare un percorso programmatico chiaro e condiviso, da seguire in tempi ragionevoli, per correggere questa riforma”. I piccoli comuni sono poi stati rappresentati dal sindaco di Visco Elena Cecotti, la quale ha denunciato “la totale chiusura al dialogo da parte della Regione, completamente indifferente alle problematiche dei sindaci e quindi delle comunità che essi sono chiamati a rappresentare”.
Grande attenzione per le parole di Mirko Daffara, della comunità collinare del Friuli, introdotto dal capogruppo Riccardi, il quale ha richiamato la “necessità di affrontare il tema dell’area vasta” e ha ricordato come “la comunità collinare rappresenti il nostro modello di riferimento per quanto riguarda l’organizzazione degli enti locali”. Concetto confermato da Daffara, che ha ribadito che “alla base della comunità sta la volontarietà nella gestione dei servizi da parte dei comuni. Niente imposizioni dall’alto, nessuna obbligatorietà delle funzioni, nessuna penalizzazione nei trasferimenti. E infatti nella comunità le cose funzionano e i comuni riescono a lavorare insieme. Nelle Uti invece vengono messi uno contro l’altro”.
Quindi le conclusioni sono state affidate ai relatori: la consigliera Mara Piccin, ha ringraziato gli amministratori dicendosi consapevole che correggere le riforme della Giunta non sarà facile ma anche del fatto che “noi siamo pronti e siamo in grado di farlo”.
Novelli, ha ribadito “il pieno appoggio alla candidatura di Riccardo Riccardi alla presidenza della Regione, l’unico in grado, per competenza e preparazione, di mettere mano alla macchina regionale ridotta in questo stato dalla serie di errori che sono stati fatti da una politica terrorista”.
Sulla “forza rappresentata dai tanti amministratori” ha puntato il consigliere regionale di Grado Roberto Marin, che ha individuato “nel progressivo abbassamento del livello della politica il motivo del disastro che è sotto gli occhio di tutti”.
De Anna ha poi ripercorso “il processo riformiste che ha portato all’attuale disastro rappresentato dall’abolizione delle province, rifiutando l’approccio del colpo di spugna e richiamando l’attenzione alla necessità di un programma chiaro di correzione profonda e funzionale, così come dovrà accadere per la sanità”.
Massimo Blasoni ha poi smascherato, dati alla mano, “la favola della crescita raccontata da Governo e Giunta. Questo Paese ha bisogno di una politica che sia in grado di innovare attraverso riforme basate sulla condivisione e non sul ricatto”.
A tirare le somme Savino, che ha riportato i saluti del Presidente Berlusconi e ha ringraziato i sindaci, richiamando l’attenzione sul significato di avere scelto come luogo Venzone, simbolo della rinascita del Friuli dalle macerie del terremoto e di quel miracolo chiamato “modello Friuli” i cui eroi sono stati proprio i sindaci.