L’attività di indagine biologico-umana attraverso analisi delle urine su un campione di 50 persone costituisce uno studio pilota che, oltre a fornire prime indicazioni riguardo le effettive incidenze di particolari microinquinanti (metalli e metalloidi in particolari) nelle popolazioni residenti in prossimità della centrale A2A di Monfalcone, è finalizzato a mettere a punto gli elementi di conoscenza necessari a valutare l’eventualità di procedere con uno studio più approfondito ed esteso.
Lo precisa l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente del Friuli Venezia Giulia, in riferimento alle recenti dichiarazioni di esponenti del Gruppo San Valentino, sottolineando che per la specifica finalità dello studio pilota i 50 casi che saranno esaminati costituiscono, sotto il profilo medico-scientifico, un campione rappresentativo assolutamente adeguato rispetto alla popolazione complessiva che risiede da almeno 5 anni entro una distanza di 1.300 metri dalla centrale termoelettrica.
Lo studio pilota, riferisce Arpa, mira in particolare a identificare la serie di biomarcatori utili per verificare l’entità dell’esposizione dei cittadini ad inquinanti emessi da siti industriali e/o da altre sorgenti inquinanti locali.
Sarà dunque in base ai risultati ottenuti che si valuterà se sussistono, sia in termini di rappresentatività che di fattibilità, le condizioni per realizzare uno studio di monitoraggio biologico umano (MBU) nelle popolazioni residenti da realizzarsi con indagine a più ampio respiro.