Quattro tra piu’ importanti scienziati italiani hanno inviato una lettera al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per esortarla a chiudere una volta per tutte il caso Stamina, evitando che il nuovo comitato scientifico riapra la vicenda. Lo ha confermato all’AGI Giuseppe Remuzzi, scienziato dell’Istituto Mario Negri di Bergamo, uno dei firmatari insieme a Silvio Garattini (direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano), Gianluca Vago (rettore dell’universita’ di Milano) e Alberto Zangrillo (presidente della seconda sessione del Consiglio Superiore di Sanita’).
“Stamina doveva essere considerara una vicenda chiusa – ha spiegato Remuzzi – e le dichiarazioni di quello che dovrebbe essere il presidente del nuovo comitato fanno pensare il contrario. Abbiamo deciso di inviare una lettera al ministero per mettere la parola fine a questa vicenda soprattutto per proteggere i malati”. Per lo scienziato un nuovo comitato di valutazione non avrebbe senso. “Non serve un nuovo comitato per stabilire che e’ avvenuta una serie infinita di violazioni delle norme vigenti”, ha sottolineato. “In questa vicenda non e’ stata rispettata la legge. Non c’e’ infatti – ha aggiunto – niente di legale”. Critico Remuzzi anche con Mauro Ferrari, lo scienziato che dovrebbe presiedere il nuovo comitato.
“Quando ho sentito le sue dichiarazioni – ha detto – nel servizio mandato in onda dalle Iene sono rimasto sbalordito: parlare di Stamina senza la nomina ufficiale e senza aver concordato nulla con la commissione, e’ assurdo. Una persona corretta per davvero sarebbe stata zitta. Il rischio e’ quello di riaprire un capitolo che doveva ormai esser chiuso, danneggiando gravemente i malati, il sistema sanitario nazionale, le regole e la scienza stessa”.
La lettera
L’ansa ha pubblicato la lettera che è stata inviata al ministro Lorenzin. ”Caro Ministro, siamo estremamente preoccupati per le prese di posizione del professor Mauro Ferrari che ieri parlando di Stamina ha detto in televisione alle ‘Iene’ che si tratta del ‘primo caso importante di medicina rigenerativa in Italia’ e che questa ‘è un’occasione per l’Italia di permettere alla scienza di arrivare prima di tutti in clinica e di essere il traino per il mondo”’.
Con queste parole inizia la lettera -riporta l’ANSA – inviata all’indomani della trasmissione ‘Le Iene’.
‘‘Il sostegno di chi dovrebbe essere il prossimo presidente della nuova commissione – prosegue la lettera – a programmi televisivi che hanno contribuito a disinformare in spregio a leggi, scienza e buon senso, fa pensare che la vicenda Stamina, che dovrebbe chiudersi il più rapidamente possibile in base a fatti gravissimi che ormai sono sotto gli occhi di tutti, denunciati dalle stesse famiglie e oggetto di interventi giudiziari, possa in qualche modo riaprirsi e tornare a far discutere. Con tutto quello che questo può comportare di danno agli ammalati e al nostro Servizio Sanitario.
Le scelte che Lei ha fatto finora con coscienza ci fanno pensare che anche questa volta Lei, Signor Ministro sappia trovare la soluzione giusta. Conti pure sul nostro impegno e sul nostro appoggio in qualunque momento”.
Ferrari a Roma ha incontrato i malati
‘Non si può fare medicina se non si incontrano le persone”. A sottolinearlo è, dagli Usa, il presidente del Methodist Hospital Research Institute di Houston Mauro Ferrari, rendendo noto di aver nei giorni scorsi incontrato a Roma alcuni malati e le loro famiglie che chiedono di accedere al trattamento di Davide Vannoni.
Ferrari ha anche incontrato i fratelli Biviano, malati di distrofia muscolare che, insieme ad altri malati, dal 23 luglio scorso hanno dato vita a un presidio permanente in piazza Montecitorio chiedendo l’accesso al metodo Stamina.
”Essendo a Roma – ha detto Ferrari – sono andato a incontrare i fratelli Biviano; abbiamo parlato e bevuto un bicchiere di birra, e ho visto tanta gente e famiglie che stanno soffrendo”. Quindi una precisazione: ”Ho voluto incontrarli – afferma Ferrari – non come presidente del comitato scientifico, perchè non lo sono ancora ufficialmente, ma come privato cittadino e per solidarietà personale. Non voglio dire che abbiano ragione o torto – conclude – ma esprimo la mia solidarietà”.