I disturbi del comportamento alimentare sono in progressivo aumento e colpiscono una popolazione sempre più giovane e, nella maggior parte dei casi, femminile. Se, fino a qualche tempo fa, erano soprattutto le adolescenti a soffrire di anoressia o bulimia, oggi si registrano casi anche in età pre-puberale (8-10 anni) o alla comparsa del menarca, quando il corpo inizia a cambiare. Alla luce di questi dati, appare chiaro il ruolo delle famiglie, chiamate al difficile compito di sostegno nel lungo percorso di terapia.
Segnali da non sottovalutare
“I primi campanelli d’allarme – spiega Cristiana Cella, psicologa e psicoterapeuta esperta in disturbi alimentari – sono legati alla preoccupazione per il proprio peso e le forme del corpo, che non vengono accettate perché non rientrano nei canoni imposti dai ‘modelli mediatici’. I genitori, ma anche gli insegnati o gli istruttori sportivi, devono prestare attenzione in caso di un rapido dimagrimento o di un cattivo rapporto con il cibo. Chi soffre di anoressia può manifestare sbalzi d’umore, irritabilità, stanchezza, tristezza, tendenza all’isolamento (soprattutto per evitare i momenti conviviali a tavola) e diminuzione della capacità di concentrazione o, per contro, un repentino miglioramento nelle prestazioni scolastiche, a scapito di altre attività di svago. Ulteriore segnale d’allarme è il fatto che le ragazzine perdano il ciclo. Nel caso della bulimia, vanno monitorate la sparizione del cibo dalla dispensa o di farmaci come lassativi e diuretici, oltre all’odore di vomito in bagno”.
Approccio multidisciplinare
“Se riscontrano questi segnali – continua la dottoressa Cella – i genitori devono rivolgersi al proprio medico o pediatra di base, per una prima diagnosi. Ma la terapia vera e propria deve sempre essere fatta in un contesto multidisciplinare, nel quale operano figure esperte di questi disturbi. Anoressia, bulimia e le altre patologie alimentari, infatti, coinvolgono più aspetti. Pur essendo primariamente disturbi psichiatrici, producono spesso complicanze fisiche. Non va dimenticato, infatti, che i danni provocati dalla malnutrizione sono tanto più gravi quanto più giovane è l’età del paziente e più prolungato il tempo prima che si acceda a un servizio specializzato per le cure. Per questo è importantissimo accorgersi subito del problema e chiedere aiuto, prima che il disturbo alimentare si cronicizzi, assumendo connotazioni molto gravi”.
Gruppi di auto mutuo aiuto
“In questo percorso, che è lungo e complesso, la famiglia rappresenta una risorsa fondamentale. Per questo sono nate associazioni come Fenice Fvg Onlus, presieduta da Ferdi Gerin, con la quale collaboro da una decina d’anni”, continua Cristiana Cella. “E’ composta prevalentemente da familiari e persone affette da disturbi del comportamento alimentare che si sostengono a vicenda, anche grazie ai gruppi di auto mutuo aiuto, nei quali ci si può confrontare e consigliare sulla base delle proprie esperienze e con l’aiuto di psicologi”.
“Sul fronte delle cure, va detto che in Friuli Venezia Giulia, al momento, manca una struttura riabilitativa. La più vicina (convenzionata anche con il sistema sanitario regionale, ndr) si trova a Portogruaro. Chi soffre di queste malattie può quindi fare riferimento solo agli ambulatori dedicati, presenti in tutte le aziende sanitarie per adulti e per minori, o agli ospedali nel caso di situazioni emergenziali. Ma a breve, a Udine sarà attivato un servizio di Day Ospital, che permetterà ai pazienti d’intraprendere un percorso di cure più intensivo, utile nei casi più gravi o che non traggono benefici dal trattamento ambulatoriale”.
Disturbi alimentari: ecco i campanelli d’allarme
Anoressia e bulimia colpiscono tante ragazze, in una fascia d’età sempre più giovane. Per guarire e imparare a volersi bene è fondamentale il supporto della famiglia
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