Sono circa 98.000 i friulani colpiti da bronco-pneumopatia cronica ostruttiva: aiutare questi pazienti a mantenere una buona performance fisica è indispensabile per proteggere la loro qualità di vita. La Bpco è una patologia caratterizzata da una limitazione del flusso aereo; si manifesta con un’ostruzione bronchiale e conduce gradualmente a una vera e propria disabilità. Intervenire precocemente con la giusta terapia e una costante attività fisica è alla base di un’efficace gestione della malattia. La dispnea (respirazione difficoltosa), insieme alla tosse persistente, è tra i maggiori sintomi della Bpco. La mancanza d’aria mina gradualmente la capacità di movimento dei pazienti: dalla fatica a salire le scale, alla difficoltà a passeggiare, fino alla rinuncia a camminare per brevi tragitti, e a trovare molto impegnative semplici attività quotidiane come vestirsi o lavarsi.
I pazienti spesso tendono a diventare sedentari per ovviare alla sensazione di mancanza d’aria, ma più sono sedentari maggiore è la difficoltà a compiere movimenti anche semplici. Questo circolo vizioso va spezzato. La sedentarietà è un fattore controproducente perché favorisce il progredire della patologia. Il movimento costante quotidiano è importante nel percorso di riabilitazione del paziente bronco-pneumopatico cronico.
Il ricorso ai farmaci broncodilatatori, terapia di riferimento per il trattamento della Bpco, è fondamentale per aiutare il paziente a mantenere un’attività motoria quotidiana. “Il recente studio Shine3 ha evidenziato come l’utilizzo di due farmaci broncodilatatori associati, co-indacaterolo/glicopirronio, porti a un miglioramento significativo sia della funzionalità polmonare, sia della dispnea, sia del miglioramento nell’esercizio fisico. Tra i risultati della ricerca un dato significativo è relativo all’incremento del numero dei giorni liberi da sintomi. I soggetti, trattati con la co-formulazione, hanno guadagnato 16 giorni nell’arco temporale di 6 mesi, in confronto ad altre terapie standard con un solo broncodilatatore”, sottolinea il professore Francesco Mazza, direttore della pneumologia dell’Ospedale di Pordenone. “Non accusare sintomi si traduce nella possibilità, per il paziente, di poter riprendere attività e abitudini quotidiane precedentemente compromesse, con risvolti importanti in termini di qualità di vita”.
“L’associazione dei due farmaci con meccanismi d’azione differenti e sinergici tra loro rappresenta un’importante novità. Questa opzione terapeutica, oltre a dimostrare un’efficacia maggiore rispetto al ricorso al singolo broncodilatatore, grazie a un’unica somministrazione giornaliera di farmaco, evidenzia un risultato positivo in termini di aderenza alla terapia da parte del paziente”, conclude Mazza, “che si traduce per il paziente in un maggiore controllo della patologia, una riduzione delle riacutizzazioni, un’aumentata capacità di svolgere attività fisica e, quindi, una migliore qualità di vita”. Stima elaborata proiettando sulla popolazione friulana il dato di incidenza nazionale dell’8 per cento.