La notizia della partenza del dottor Francesco Antonini Canterin, responsabile della Riabilitazione Cardiologica a Sacile, fa scoppiare un caso. E il Sindaco Roberto Ceraolo non ci sta. “Ho avuto più volte modo di dire che la riforma sanitaria voluta dalla giunta Serracchiani – nel complesso penalizzante per il territorio pordenonese – aveva trovato a Sacile la sua eccezione. Il processo in atto qui da noi (il famoso ‘Progetto Sacile’) aveva radici lontane, basate su un principio sacrosanto: la difesa dei servizi alla popolazione, adeguandoli alle sue reali necessità, guardando avanti e non indietro”, spiega il primo cittadino.
“L’impegno per Sacile era questo: mantenimento e sviluppo dei servizi esistenti e implementazione di nuovi (come la Procreazione assistita) negli spazi vuoti. Tutto sembrava procedere bene. Di questi giorni, invece, la notizia che – se confermata – è destinata a far rumore: il dottor Canterin se ne andrebbe da Sacile per prestare la sua opera in altra sede, fuori regione. Si sa che le persone capaci sono richieste, e proprio per questo è dovere di chi governa i fenomeni di costruire condizioni capaci di trattenere i professionisti ove questi prestano servizio. Le strutture sanitarie convertite alla continuità assistenziale non trattano più la fase acuta delle malattie e si rivolgono alla riabilitazione. Se non fanno nemmeno questo cosa resta di loro? Non vogliamo che a Sacile resti una grande Rsa. Non è questo il modello che abbiamo condiviso”, continua Ceraolo.
“Non lo accettiamo perché ciò priverebbe la popolazione dei servizi sanitari necessari e anche perché ci sentiremmo presi in giro. Abbiamo offerto disponibilità e condivisione a obiettivi precisi, che non possono essere traditi. Il direttore generale, ma ancor di più l’assessore regionale, devono assumere in tempo reale le mosse e le contromisure capaci di ‘tenere la rotta’ nel presente e nel futuro delineati dal ‘modello’ di Ospedale che abbiamo condiviso. E finiamola anche con questa storia dei nomi. Nemmeno a Motta di Livenza c’è più un Ospedale, nel rigore terminologico, ma c’è una struttura che ha saputo interpretare, prima e meglio che in Friuli Venezia Giulia, la sempre più diffusa richiesta di prestazioni sanitarie rivolte alla riabilitazione. Un esempio replicabile anche qui da noi, basta volerlo”, conclude Ceraolo.